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La Repubblica 1998/2005 Selezioni

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31.7.1998 - Giuni Russo canta Donizetti e l'aria diventa elettronica - FANO - Un filo rosso lega le arie da camera di Bellini e Donizetti con le canzoni pop scritte negli ultimi decenni. Lo dimostrerà il concerto "A casa di Ida Rubinstein" che la cantante palermitana Giuni Russo terrà all' interno della Corte Malatestiana di Fano per il festival "Il violino e la Selce" diretto da Franco Battiato. Una prova coraggiosa per diversi motivi: intanto perché non tutti accettano l' idea della continuità tra le forme musicali tardo-romantiche e la canzone popolare. Inoltre perché, grazie alle orchestrazioni classiche e agli arrangiamenti elettronici studiati dal maestro Alessandro Nidi, arie come "A mezzanotte", "La zingara" e "Me voglio fa ' na casa" di Gaetano Donizetti assumono una veste sonora inedita, curiosamente attuale.

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4.4.2001 - Canto la lirica ma la mia voce rimane pop - Ha scalato i vertici delle classifiche con "Un' estate al mare", ha lavorato con Franco Battiato, si è totalmente reinventata affrontando anche arie d' opera e romanze famose, ha duettato con Giorgio Albertazzi e con la scrittrice Fleur Jaeggy. Ora Giuni Russo, dopo più di vent' anni di attività, viene anche invitata a cantare nelle sale da concerto più prestigiose. Come l' Auditorium di Milano, dove stasera presenta un programma che spazia dalle romanze di Bellini e Donizetti alle canzoni popolari irachene, giapponesi, cinesi, dai canti mistici sufi e persiani ai testi di Santa Teresa D' Avila musicati da lei. Senza dimenticare brani di musica leggera come "Lettera al governatore della Libia". «Niente paura, non sono diventata una cantante lirica» dice l' artista palermitana. «La mia impostazione vocale resta pop. Ma mi piace scoprire sempre qualcosa di nuovo». Un bilancio del tutto positivo. Che la autorizza anche a togliersi qualche sassolino dalla scarpa. «Cosa cambierei della mia carriera? L' incontro con Caterina Caselli» dice «Nel 1982 avevo già realizzato un album impegnato, Energie. Ma lei, che allora era boss della Cgd, spingeva perché io cantassi le canzonette. Troppe. Con lei non si poteva discutere, era la padrona assoluta. Io mi sono ribellata: e questo mi è costato tanta sofferenza. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: se ho ritrovato me stessa, e un' identità come artista, è stato anche grazie ai no che ho saputo dire». Giuni Russo continua: «Non penso che la Caselli sia una eccezionale talent scout. Se le passasse sotto il naso la più grande cantante del mondo credo che non se ne accorgerebbe. Il fatto è che si fida degli artisti e dei produttori che hanno fiuto. È furba, ed ha sempre avuto grande fortuna. Ma nessuno dei cantanti che ha seguito, escluso Bocelli, ha fatto una vera e propria carriera». Anche sulla vincitrice di Sanremo, Elisa (lanciata appunto dalla casa discografica dell' ex Casco d' oro), la Russo ha molto da ridire: «Per il pubblico, il Festival l' ha vinto Giorgia. Ma la verità è che Sanremo serve agli ospiti stranieri, non alla musica italiana. Che, infatti, è sempre più inconsistente». Le interpreti italiane di oggi? «Scopiazzano le straniere: un po' di Whitney Houston e un po' di Mariah Carey. Dovrebbero andare dallo psicanalista, non hanno un' identità. Anch' io adoro Aretha Franklin, ma non l' ho mai imitata». Giuni, intanto, pensa a un progetto teatrale su Teresa d' Avila, di cui l' affascinano il carattere, la spiritualità, la verità. «Mi piacerebbe coinvolgere l' attrice Piera degli Esposti in uno spettacolo che accosti il mio canto con una voce recitante». Paola Zonca

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9.3.2003 - Giuni Russo e Silvia Salemi: "Noi rilanciate dall' Ariston" - La cinque giorni del Festival di Sanremo è finalmente approdata alla serata conclusiva. Fra canzonette, polemiche e contorni vari fatti di lustrini ed inflazione di personaggi che nulla hanno a che vedere con la musica, uno spicchio di Sicilia è riuscito ad essere egregiamente rappresentato grazie all' eleganza e al talento di Giuni Russo e Silvia Salemi. La cantante palermitana è tornata al festival, dopo 35 anni, con l' impeccabile interpretazione di una romanza d' amore impregnata di sonorità elettriche, arrangiata da Franco Battiato. E se la voce è quella di sempre, il look è decisamente nuovo: infatti i capelli hanno lasciato posto ad un tatuaggio che ricopre tutta la testa. «Sentivo giusto tornare al grande pubblico - racconta Giuni Russo - con una canzone futurista, un grido d' amore che ritengo mi rappresenti pienamente». Silvia Salemi invece con un brano intimista ha raccontato l' universo femminile: «Il brano che ho presentato sul palco dell' Ariston - spiega Silvia Salemi - è un inno alla sensibilità, ai sentimenti, alle contraddizioni che solo le donne sanno esprimere. Ho festeggiato l' otto marzo cantando questa canzone che dedico a tutte noi». Le due cantanti tornano alla ribalta dopo un periodo di pausa, ma tengono entrambe a precisare, che non si è trattato di un' assenza dalla musica, ma dai grandi palcoscenici. «Non sono affatto scomparsa - spiega Giuni Russo - ho semplicemente fatto la musica che volevo». La venticinquenne Silvia Salemi non nasconde di vivere un momento di grande soddisfazione professionale: «Finalmente ricomincia il lavoro vero - dice l' interprete di Palazzolo Acreide - ora posso portare nuovamente la mia musica in giro. In realtà questi anni di assenza corrispondono solo ad una pausa in termini di promozione discografica perché io non ho mai smesso di scrivere». Sanremo è sicuramente un' ottima vetrina per lanciare nuove produzioni, così Giuni Russo riedita l' album live uscito qualche mese fa che nella nuova versione s' intitola "Morirò d' amore", come il brano di Sanremo e che contiene quattro inediti arrangiati da Battiato. Nuovo cd già nei negozi e tournée a partire da maggio per Silvia Salemi: «Sono felice - afferma l' interprete - perché sono riuscita a coniugare il mio amore per la poesia spagnola con la passione per la musica. Infatti "Gioco di duende", il mio album, è ispirato al mondo di Federico Garcia Lorca. Duende mi somiglia, è un diavoletto, è la ricerca dell' emozione». Classifiche a parte, le due siciliane possono a buona ragione affermare di aver vinto il loro festival. - Giusy La Piana

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15.9.2004 - Addio a Giuni Russo fu la voce dell' estate al mare - ROMA - Dopo una lunga malattia è morta a 53 anni Giuni Russo, la cantante che tutti ricordano per il grande successo di "Un' estate al mare", scritta per lei nel 1982 da Franco Battiato, ma che in questi ultimi vent' anni era riuscita a farsi apprezzare anche tra gli appassionati di musica classica grazie alla sua voce dal timbro unico e dalla notevole potenza. «L' avevo voluta a Sanremo l' anno scorso con la canzone "Morirò d' amore". Era malata, ma diede una grande prova di bravura e di coraggio», ha commentato Pippo Baudo. «Conoscevo Giusi Romeo, questo era il suo vero nome, da molti anni, l' avevo presentata al concorso di voci nuove di Castrocaro. Era una ragazza sensibilissima, aveva un grande talento, una voce originalissima e una grande capacità interpretativa». Cresciuta in una famiglia devota alla musica classica, Giuni Russo iniziò da giovanissima a coltivare il canto e a studiare composizione, raffinando precocemente il suo grande talento naturale. Il debutto risale al 1976, quando in duo con Maria Antonietta Sisini, che le è rimasta vicino fino alla fine, incise l' album "Love is woman", un disco che mischiava sonorità sperimentali e atmosfere jazzistiche. Ma fu solo "Un' estate al mare" a garantirle un successo da classifica che per molti anni l' ha trasformata in una beniamina della musica leggera italiana. Subito dopo, Giuni Russo pubblicò l' album "Energie", scritto insieme a Franco Battiato, con cui iniziò un percorso di ricerca verso una musica più impegnata rispetto a quell' exploit pop. E gli album successivi, da "Vox" del 1983 ad "Album" del 1987 rivelano un' artista alla continua ricerca di nuove sfide, capace di fondere la melodia ("Good good bye", "Sere d' agosto", "Limonata cha cha", ""Mediterranea", "Alghero", "Adrenalina") con uno sperimentalismo vocale e strumentale ardito nel panorama della nostra musica "leggera". Il suo istinto l' ha portata ad avventurarsi spesso in repertori trasversali: nel 1988 con l' album "A casa di Ida Rubinstein" ha affrontato con personalità arie e romanze di Bellini, Donizetti e Verdi, e la sua naturale vocazione alla sperimentazione l' hanno avvicinata nel '92 alla word-music con "Amala". Proprio di recente, Giuni Russo aveva ricordato i molti problemi avuti con l' industria del disco a causa delle sue proposte sperimentali: «Non hanno mai accettato l' idea che io potessi proporre qualcosa di diverso da "Un' estate al mare". Volevano che ripetessi quel successo e per questo mi hanno costretta al silenzio». L' anno scorso, nel Sanremo vinto da Alexia, soltanto lei e Antonella Ruggiero erano riuscite a tenere testa alla generosa vocalità della giovane rivale. Sul palco la Russo indossava un cappellino per nascondere la calvizie provocata dalla chemioterapia. I funerali si tengono oggi, alle 14.45, a Milano, al monastero delle Carmelitane scalze di via Marcantonio Colonna. - Carlo Moretti

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15.9.2004 - Gli artisti come lei meriterebbero il massimo della fama - "Con Giuni Russo se n' è andata una delle più belle voci del nostro tempo. Aveva un' estensione particolare che riusciva a utilizzare con grande spontaneità. Non è stata molto fortunata. Artisti come lei avrebbero diritto a maggiori consensi, a una più grande popolarità. Ma il nostro è un mondo difficile che non sempre tratta con equità i propri eroi. è triste doverlo ammettere, soprattutto quando, come nel caso di Giuni, un' artista ha fatto della passione per il canto la propria ragione di vita. L' ho sentita poco più di un mese fa, soffriva molto, e in quel momento mi sono detta di nuovo quanto tutto questo fosse ingiusto. E ho ripensato a quel magico incontro in studio con Franco Battiato, più di vent' anni fa: due siciliani, due caratteri forti, ma quanta energia, quanta creatività, quanto stupore in tutti noi quando lei si arrampicava con la sua voce meravigliosa su quelle note impossibili". - Caterina Caselli

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15.9.2004 - L' ultimo desiderio negato: "Vorrei cantare a Palermo" - «Non vedo l' ora di poter tornare in concerto nella mia Palermo. Ogni volta che ci rimetto piede, guardo questa città con lo stesso stupore che avevo quarant' anni fa, quando, bambina di borgata, giocavo per le sue strade». Era questo il desiderio più grande di Giuni Russo, cantare nella sua Palermo, espresso a "Repubblica" un anno fa in occasione dell' uscita del suo ultimo album, non senza un fondo di amarezza. Ma il desiderio non si è avverato. Palermo ha perso una delle sue voci più brillanti. La morte di Giuni Russo oltre a lasciare un grande vuoto, provoca un imbarazzante rammarico, quello di averle negato la possibilità di cantare per l' ultima volta dal vivo nella sua città. Le sue richieste sono rimaste inascoltate. Giuni amava veramente la sua Palermo, non aveva mai voluto perdere quel suo accento siciliano, neanche quando le più grandi emittenti nazionali se la contendevano come ospite. Sottolineava con grande fierezza la sua sicilianità, il suo essere "Mediterranea" come cantava in un suo successo degli anni Ottanta, eppure Palermo non le ha dato spazio. «Paradossalmente nella città di Palermo - racconta Ezio Trapani, produttore di "Verba Tango", spettacolo con Giorgio Albertazzi che nel ' 97 la vide protagonista allo Spasimo - c' era un veto artistico nei confronti di Giuni Russo. A tutt' oggi non so la vera motivazione del mancato concerto nel capoluogo. So solo che per due anni di seguito le hanno negato questa possibilità. Addirittura ad un certo punto era stata pure fissata una data, la proposta era arrivata all' Ufficio grandi eventi, ma poco tempo dopo tutto è inspiegabilmente sfumato. Evidentemente Giuni non era apprezzata da chi aveva il potere di decidere la programmazione dello spettacolo. Ora c' è pure il rischio che chi l' ha snobbata quando era in vita, provi a farsi pubblicità organizzando festival, premi e manifestazioni in suo onore. Mi auguro che ciò non accada, perché so che non sarebbe gesto gradito, né da Giuni, né dai suoi familiari». Rincara la dose il vice presidente del consiglio comunale, Pino Apprendi: «In tempi non sospetti avevo proposto la realizzazione di un concerto di Giuni Russo al teatro Massimo, ma i responsabili degli eventi culturali in città hanno fatto cadere nel vuoto la proposta. Spero che adesso abbiano il buon gusto di tacere. Mi opporrò con tutte le mie forze a ipocrite celebrazioni postume di coloro che avrebbero dovuto omaggiarla in vita e non l' hanno fatto». Da tempo Giuni combatteva la sua battaglia contro la morte grazie alla sua grande passione per la musica e ad un forte legame con la spiritualità. Ha cercato di battersi con ottimismo, la chemioterapia le aveva portato via i capelli e lei ha esorcizzato il male che l' affliggeva tanto che nella sua ultima partecipazione al festival di Sanremo, nel 2003, ha ironizzato sulla sua calvizie ornandosi la testa con un ampio ed originale tatuaggio. Cantava "Morirò d' amore", romanza con l' arrangiamento del suo amico Battiato, per dirla con le parole della stessa Giuni «una canzone futurista, un grido d' amore». Una sorta di testamento finale per il pubblico che l' ha amata. E qui il cerchio del grande successo si chiude, iniziato già a fine 1982 con l' album "Energie", disco sperimentale firmato da Battiato, contenente pregiate interpretazioni canore che esaltavano l' eccelsa vocalità della cantante, come "L' addio" e "Una vipera sarò". Ma come spesso succede la canzone che l' ha portata all' exploit della notorietà era un tormentone estivo "Un estate al mare", della coppia Franco Battiato Giusto Pio. Ma malgrado la lunga scia di successi quali "Sere d' agosto", "Alghero" o "Adrenalina", Giuni non ha mai veramente fatto parte del jet set delle grandi major, a causa di una forte personalità. «Di solito - racconta il cantautore siciliano Mario Venuti - si dice che chi ha carattere ha un brutto carattere. So, attraverso quello che mi ha raccontato Franco Battiato, che era stata accantonata dalla discografia proprio perché non potevano usare secondo schemi decisi a tavolino il suo talento. Con lei scompare un' icona della musica italiana». La cantante negli anni Novanta ha collaborato con numerosi scrittori e poeti, accompagnata nel suo percorso dall' amica autrice Maria Antonietta Sisini. Ed uno dei momenti più alti di questa parentesi della sua carriera è certamente lo spettacolo "Verba tango", un incontro fra la musica sperimentale contemporanea, il tango e le poesie di Borges. «Conoscevo Giuni dagli anni Sessanta - dice il musicista palermitano Mario Modestinim, che di quello spettacolo curò l' impianto musicale - Avevo fatto una tournée con lei quando ancora era solo Giusi Romeo. Poi l' ho rincontrata per "Verba tango". Ricordo ancora il suo entusiasmo durante le prove di un altro spettacolo, "Didone", ma poi dovette rinunciare perché stava male». Di Giuni rimane l' ultima perla, la suite musicale in cd e dvd "Napoli che canta". - Giusy La Piana

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15.9.2004 - Quando rinunciò a Taormina - "Ma la sua voce aprì il festival" - Quest' estate il Teatro antico di Taormina l' aspettava per un grande abbraccio. Ma Giuni Russo non arrivò. «è rimasta a Roma per motivi di salute», raccontò al pubblico presente all' inaugurazione il direttore di TaoFilmFest Felice Laudadio, suo grande amico, che adesso da Roma racconta: «Fu una delusione per noi tutti. Le avevamo riservato l' inaugurazione del cinquantenario del Festival, era veramente contenta. Tutto era pronto, l' orchestra dal vivo, e Giuni avrebbe cantato su un palcoscenico carico di storia, nella sua terra, un tributo che lei meritava davvero. Mi chiamava in continuazione per sapere come andava, che atmosfera c' era, non vedeva l' ora di essere qui. Ci aveva presentato Caterina Caselli, sua grande amica, e proprio Caterina era la più dispiaciuta per la mancata presenza di Giuni all' inaugurazione». Sotto le stelle del Teatro, quella sera, Giuni Russo fu presente con un video. La sua voce straordinaria illuminò le immagini in bianco e nero di "Napoli che canta", film del 1926 di Roberto Roberti, padre di Sergio Leone, scelto da Laudadio per dare il via al Festival del cinema. Sul grande schermo affacciato sul golfo, la cantante palermitana si confrontava con i classici della melodia partenopea strabiliando tutti per tecnica e invenzione, e la sua voce si inerpicava senza fatica da "Io te vurria vasà" a "Marechiaro", da "Santa Lucia" a "Funiculì funiculà", tra modulazioni e acuti fatti di sfumature elegantissime che impreziosivano la tradizione. «Anche al telefono aveva un voce bellissima - continua Laudadio - e adesso ho già deciso che riproporrò la magia di quella serata, con le immagini di Giuni che canta. L' occasione sarà una serata speciale, venerdì prossimo alla Casa del cinema a Roma». - Paola Nicita

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16.9.2004 - Giuni, grazie della musica - Chi pensava che sarebbero stati in pochi al funerale di Giuni Russo, come malinconicamente capita agli artisti per cui il tram del grande successo è passato da anni, è stato smentito: il monastero delle Carmelitane Scalze è zeppo di gente, almeno 500 persone dentro più tanti altri fuori, segno probabilmente che non erano solo canzonette, che c' era qualcosa di più ad affascinare in quella voce e in quella persona. In mezzo alla folla, mischiati senza alcuna intenzione di mettersi in mostra, pieni invece di un dolore vero e sincero, alcuni colleghi come Franco Simone («La storia della musica parlerà di lei» dice in lacrime), Mario Lavezzi, Christian, Ivan Cattaneo, Shel Shapiro («La sua qualità migliore era la discrezione, per questo non ha avuto quel successo che si sarebbe meritata») Iva Zanicchi e Aida Cooper. Manca Franco Battiato, autore di "Un' estate al mare", che è a Tallinn, in Estonia, in tour: in rappresentanza c' è lo zio. In chiesa padre Filippo, il carmelitano che negli ultimi anni era diventato la sua guida spirituale, assistendola in un percorso di conversione e progressivo avvicinamento a Dio, ricorda Giuni in un' omelia asciutta e semplice come tutta la cerimonia, secondo uno stile senza retorica che a lei sarebbe piaciuto: «Era una suora carmelitana nell' animo, anche se non aveva mai preso i voti. Non era mai contenta delle canzoni effimere che le volevano far cantare, pensava che la sua voce meritasse di più. E in un momento di crisi incontrò Santa Teresa da Avila. E in una santa del Cinquecento trovò la soluzione per sé e per la sua voce. E' arrivata più vicina al mistico di quanto non si pensi, senza filtri liturgici, ma col dono dell' intuizione. Nei suoi occhi quando cantava si vedeva una luce particolare, quella della speranza». Al termine, la bara esce tra gli immancabili applausi e le lacrime dei fratelli e le sorelle (ne aveva nove, in totale) arrivati dalla Sicilia, dell' amica del cuore e collaboratrice di sempre, Maria Antonietta Sisini, che le è stata vicina per 35 anni e fino all' ultimo, e di tanta gente comune, con gli occhi gonfi. Il viaggio è breve: al cimitero Maggiore. Nel sepolcro riservato alle Carmelitane Scalze. - Luigi Bolognini

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14.9.2005 - Un dvd per ricordarla - E' passato un anno dalla sua scomparsa, e Giuni Russo sembra più presente che mai: la sua tomba, tra le Carmelitane Scalze, al cimitero Maggiore di Milano, è meta di continui pellegrinaggi, e la sua opera è sempre più riscoperta. Anche grazie al cofanetto appena pubblicato che riunisce la sua anima colta e quella più popolare, già prenotato in migliaia di copie. «è vero, l' affetto nei confronti di Giuni è aumentato e lo vedo da molti segnali - dice Maria Antonietta Sisini, che ha diviso per 35 anni vita e lavoro con l' artista siciliana, prematuramente scomparsa a 53 anni, dopo una lunga malattia - Chissà, forse doveva proprio morire per avere tutte queste soddisfazioni. Conoscendola, me la immagino che se la ride dall' alto». Maria Antonietta, vero e proprio alter ego di Giuni, ha dato vita a un' associazione, "Giuni Russo Arte", per tutelare l' opera e l' immagine dell' artista. Lei stessa ha curato personalmente il cofanetto, con la supervisione di Franco Battiato, che unisce un dvd contenente un concerto registrato nell' 84, nell' ambito del "Mediterranea Tour", e la riedizione dell' album "A casa di Ida Rubinstein", una delle opere più raffinate della carriera di Giuni Russo, che indica la sua forte vena anticipatrice, trattandosi di una contaminazione fra musica classica, pop e jazz, fenomeno esploso solo dieci anni dopo. «Questo cofanetto è qualcosa che sentivo di dover fare nel primo anniversario della scomparsa di Giuni, ma - continua Maria Antonietta Sisini - non è un' opera celebrativa, anzi, serve a far conoscere al pubblico la totalità dell' artista, attraverso la sua produzione più colta e quella più popolare».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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