E' stata
un'artista immensa, un personaggio per la quale si faticano a
tracciare i confini, tanto profondo è stato il segno lasciato
nella storia della musica contemporanea, tanto riconoscibili
l'impronta e l'influenza sulle voci e sulle canzoni del nostro
moderno linguaggio, tanto densa risulta la sua attività, anche
fuori dai percorsi strettamente discografici. Nina Simone
è stata fino agli ultimi mesi di vita (è morta in Francia,
nell'aprile 2003) un autentico punto di riferimento per
diversi fronti: musicista capace di svariare tra blues e soul,
tra pop e jazz, tra le radici gospel e i richiami etno folk.
Eunice Kathleen Waymon - questo il suo vero nome - è
stata una voce impareggiabile, ma anche autrice e pianista,
sempre schierata in prima linea per i diritti delle donne, dei
neri, delle minoranze. Ha lasciato una produzione imponente,
che parte già alla fine degli anni 50: da allora sono usciti
una quarantina di lavori, cui aggiungere antologie spesso poco
più che casuali, organizzate con una approssimazione scusabile
solo per i valori espressi da Nina anche in una sola sillaba.
Dopo la sua scomparsa, le compilation e le attenzioni postume
si sono moltiplicate anche grazie al fatto di aver registrato
per più etichette. Ed è per esempio fittissima pure la
presenza della sua voce in spot pubblicitari e colonne sonore,
che si contano a decine. L'ultimo capitolo di questi omaggi
alla sua arte finissima giunge attraverso un doppio CD della
Sony/Bmg, Tell It Like It Is: Rarities And Unreleased
Recordings 1967-1973: vi sono in tutto venticinque tracce,
non prive di alcune effettive curiosità. Vero è, comunque, che
ci vorrebbe ben altro per ristabilire il ruolo e la statura
che spettano a Nina Simone, che merita la sua figura: per chi
volesse saperne di più, ad esempio, si consiglia di risalire a
"Four Women: The Nina Simone Philips Recordings", cofanetto
quadruplo, ricchissimo anche di eccellenti illustrazioni, dove
ribadire integralmente i contenuti di sette album forse del
suo periodo migliore. Qui, invece i curatori hanno attinto a
fonti evidentemente meno generose e dunque devono cavarsela
con un ventaglio ridotto di opportunità: trattasi in ogni caso
di un excursus gradevolissimo, ancorché ristretto in un lasso
di tempo di soli sei anni. I materiali presenti in questa
antologia risultano molto difformi tra loro e si stenta a
trovare un equilibrio stabile nelle due ore di musica, perché
tanti sono gli spunti, e in questo l'operazione è sincera,
autentica, perché assai numerose e cariche di varietà erano
all'origine le sfaccettature dell'artista. Nina Simone, che
era nata nel 1933 in North Carolina, aveva investito tutte le
sue migliori energie ad esplorare tramite una vocalità
irripetibile, i diversi ambiti della musica del secolo
passato, partendo naturalmente dalla tradizione black. In
""Tell It Like It Is", così come negli altri lavori, rimane
sorprendente seguire le evoluzioni di Nina tra territori così
lontani, in apparenza contradditori tra loro. C'è l'accorata
interpretazione di To Be Young Gifted And Black, un
gospel senza tempo, seguito da Ain't Got No - I Got Life
che invece riassume alla perfezione gli umori tra funk e soul
dei fine 60, quando il riscatto e la riaffermazione dei
diritti civili passava anche tra le canzoni molto calde e
movimentate. Un segmento sostanzioso di questo doppio CD
riguarda le cover, disciplina in cui Nina ha saputo eccellere,
pescando tra canzonieri ancora molto diversi tra loro: la
scaletta si apre con la versione italiana di To Love
Somebody dei Bee Gees, quella Così ti amo che
qualcuno ricorderà riproposta dai Califfi, alfieri di quel
suono pallido che fu anello debole del nostro '68 musicale. E
nonostante l'impaccio della lingua l'interpretazione è di alto
profilo, godibilissima. Poco oltre rintracciamo Turn! Turn!
Turn!, in una rilettura assai più sofferta rispetto ai
Byrds, forse meglio aderente all'adattamento originario di
Pete Seeger; ascoltiamo inoltre una struggente Suzanne,
dove riaffiora tutta la potenza, la profondità dell'autore,
Leonard Cohen. Di questo brano compaiono due registrazioni,
molto differenti tra loro, una dal vivo, e una in studio,
separate tra loro di pochi mesi, eppure alternative, ben
distinte. E, ancora, tra le gemme che recuperiamo da quelle
variopinte stagioni, ecco Whathever I Am (You Made
Me) di Willie Dixon, What Have They Done To My Song,
Ma? di Melanie, brava cantautrice oggi pressoché
dimenticata, ma all'epoca molto apprezzata, vista anche al
festival di Woodstock, fino a In Love In Vain dal
repertorio di Jerome Kern. E' uno slalom proficuo, divertente,
molto intenso, quello che sa garantire Nina, ma per
giustificare l'acquisto del prodotto basterebbero due tracce,
che da sole sanno illuminare e fornire la corretta dimensione
dell'artista. Si tratta delle due canzoni scelte per chiudere
la collezione, dunque le ultime anche in ordine cronologico,
vista la scelta di disporre i titoli in sequenza secondo tale
criterio: 22nd Century è firmata da un artista delle
Bahamas, Tony MacKay, nella cui scrittura echeggiano elementi
visionari, magici, capaci di stabilire una tensione unica, una
sorta di sospensione in cui Nina Simone mostra padronanza e
anche una certa ubriacante disponibilità a smarrirsi,
risorgere e volare altissima, in assoluta libertà, tra gli
stili, da una ruvida sensualità a forme di onirica leggerezza.
Nonostante siano trascorsi trentasette anni da quella
performance, l'effetto è di assoluta modernità, così come
emozionante, senza possibili paragoni, è la conclusiva
suggestione live di Thandewye, che nella versione di
studio comparirà solo anni più tardi, realizzata per l'album
Fodder On My Wings. A completare "Tell It Like It Is"
c'è un libretto d'accompagnamento dove a fronte di un paio di
ampi saggi, fitti fitti, a firma di autorevoli frequentatori
dell'universo-Nina Simone, sono pubblicate solo tre foto: una
scelta opinabile, quella del risparmio iconografico, perché
come si potrà evincere facilmente, l'aspetto, lo sguardo, il
modo in cui rappresentarsi, sono una componente fondamentale
dell'arte di Nina.
JAM
2008 - Viaggio nella musica