Per
la prima volta Ornella Vanoni duetta con Ramazzotti. E per la prima
volta si fa fotografare e intervistare insieme con lui. Qui la
cronaca di un incontro unico nella storia della musica italiana.
Fatto di complimenti reciproci, ma anche di molte
frecciatine.
«Ma perché i premi di Ramazzotti sono così belli e raffinati e a me
danno solo delle schifezze? Non è che te li fai rifare dopo che te
li hanno consegnati?». In piedi, davanti alla teca dei cimeli nello
studio di registrazione milanese di Eros, Ornella la monella fa
piazza pulita in un secondo di ogni formalità: «Dopo tutte quelle
straniere, Cher, Tina Turner, Anastacia, ci voleva un’italiana. Mi
onora duettare con te che hai cantato pure con Shakira». E lui: «Mai
fatto duetti con Shakira. Con lei semmai mi piacerebbe fare altre
cose». Risate.
Eros e Ornella si guardano, si studiano, si sfiorano,
si
abbracciano. Come due artisti che si rispettano, ma anche come due
esseri umani che si vogliono bene. «Certo che Mina è più brava»
provoca Eros sottovoce. E Ornella: «Figuriamoci... Certo che per
essere uno che canta con il naso non te la cavi male».
A pochi metri dai due i fotografi per Panorama, Max & Douglas
mettono a punto gli ultimi dettagli del set. Eros ne ha una anche
per loro: «Mi sembrate i Righeira, ma un po’ più belli». Altre
risate.
La ragione di questo incontro esclusivo è "Solo un volo", il brano
portante di "Più di me", album di duetti della principessa della
musica leggera italiana (in uscita il 17 ottobre). «La canzone l’ha
scritta Eros e in origine dovevamo interpretarla io e Mina. Poi lei
ci ha fatto sapere di non essere interessata e questo giovanotto è
stato così carino da propormi di registrarla insieme. Eros ha una
voce intensa che però manca di drammaticità. Mi mette di buonumore». «Non
sarà contenta Laura Pausini» interviene Ramazzotti. «Sono anni che
vuole fare qualcosa con me, però io scelgo chi voglio e comunque con
Laura non mancherà l’occasione di cantare insieme».
Quindi, non ci sarà nel disco un pezzo Vanoni-Mina? «Ci si aspettava
che il primo singolo per le radio fosse con Mina e invece abbiamo
spiazzato tutti. Comunque la canzone con Mina c’è e si chiama "Amiche
mai". Il titolo l’ha scelto lei perché lei vuole decidere tutto.
Piacerà, ne sono certa, perché ha quel sapore di dualismo alla Coppi
e Bartali. Anche se non è vero che non siamo mai state amiche».
Il tono pacato delle voci, i sorrisi spontanei, l’aria
rilassata davanti al registratore acceso svelano un clima di intimità e
affetto che spiega più di qualsiasi parola perché "Solo un volo"
diventerà un classico della musica italiana. Proprio come un altro
duetto di lusso, quello di "Acqua e sale" a cura di Mina e Adriano
Celentano, che per mesi ha dominato le classifiche e la
programmazione radiofonica. «La musica dà molto, ma sottrae tanto in
termini di affetti e presenza» racconta Vanoni con l’aria di chi la
sa lunga sul tema.
Spunto della prima riflessione seria della giornata è proprio il
testo di "Solo un volo", che parte così: «Quando penso a quel che ho
vissuto io, alle cose che mi hanno dato, alle cose che mi hanno
tolto...». «Questo lavoro mi ha privato del rapporto con mio figlio
e mi ha sottratto molte storie d’amore importanti. Gli uomini non
sono disposti a vivere una vita con una donna che non c’è mai.
Vogliono una donna vicina, sempre presente. E, forse, è giusto così.
Detto questo, sono felice di quello che ho fatto e faccio. Sul palco
mi diverto come una pazza, mi levo le scarpe, racconto che ho
dimenticato le mutande. Mi sento libera».
Ramazzotti tace, pensa, si sfiora i capelli brizzolati sulle tempie
e interviene: «No, a me la musica non ha tolto mia figlia. L’ho
sempre avuta vicina. È però vero che il successo limita la libertà
d’azione. Io non ne ho sofferto molto perché non ho mai amato la
discoteca e le cene in compagnia. Sono sempre stato un solitario fin
dagli inizi».
Ornella
ascolta e non si lascia sfuggire l’occasione di un amarcord: «La
prima volta che ti ho visto eri a Sanremo con uno strano berretto in
testa e la maglietta arrotolata sopra i bicipiti». «Ammazza, quanto
è burino avrai pensato» s’inserisce Eros. «E invece no. Mi ricordo
di aver detto a degli amici: questo è uno che ce la farà. Ma allora
non avevi una voce così nasale, non sapevi ancora che era un punto
di forza. Diciamocelo francamente: dopo un po’ noi cantanti
impariamo a usare la nostre corde vocali in maniera scaltra.
Sappiamo quello che ci piace fare e quello che agli altri piace
sentire. Così ci regoliamo di conseguenza».
«Io con ‘sta cosa del nasale ormai ci gioco. Ci sono delle volte che
esagero facendo la parodia di me stesso. Meglio che ci pensi io
piuttosto che mi prendano in giro gli altri. Volete un esempio
concreto? Andate a riascoltare l’inizio di Fuoco nel fuoco».
Sia pure di generazioni diverse e distanti, Ramazzotti e Vanoni
hanno in comune quel che un tempo si chiamava la gavetta, una parola
ormai in disuso nell’ambiente musicale, dove sempre più spesso il
requisito richiesto per fare un disco è aver partecipato a un
reality Tv. Così, nel momento di massima crisi della discografia
mondiale, gli scaffali dei negozi vengono stipati con gli album di
improbabili vocalist senza arte né parte. «Tutto questo fa male alla
musica e abbassa drasticamente la qualità» avverte Ramazzotti.
«Ormai vale tutto: prendono delle sconosciute, le fanno cantare,
dopo qualche mese le mettono in teatro con i capelli laccati e gli
abiti lucenti. Da lontano sembrano tutte dive, tutte grandi
vocalist. Poi, le guardi bene e ti chiedi: ma queste chi sono?».
Risate.....
Registrato il duetto su cd, resta ora da capire se la collaborazione
avrà un seguito sul palco. «Io il 18 ottobre sono in piazza del
Duomo per un concerto in mio onore organizzato dal Comune di Milano. Tu, Eros, che fai
quel giorno?». «Sono in America e poi mi trasferisco in Australia
per un piccolo tour». «Vabbè, ho capito. Allora ci vediamo alle
Maldive per Natale. Sempre che i tuoi angeli custodi mi lascino
avvicinare. L’ultima volta mi hanno detto che eri irraggiungibile».
«Non per te Ornella, non per te." GIANNI POGLIO
Fonte: Panorama (n. 39) - Settembre 2008
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