Sono sicuro che questo nuovo album di Ornella Vanoni sarebbe molto
piaciuto a tre giganti della musica: Ennio Morricone, Leonard Cohen
e Vinicius De Moraes.
Il primo, dall'alto dei suoi anni e del suo immenso talento, dichiarò
in un'intervista che secondo lui la musica, dopo aver esaurito tutte
le combinazioni di note possibili e immaginabili, fosse da
considerare ormai "finita". Tecnicamente non aveva tutti i torti, ma
se si sposta il concetto all'interno del progetto di costruzione di
una canzone, non bisogna sottovalutare la potenza delle possibili
variabili che la musica pop è ancora in grado di mettere in gioco
nello spazio di pochi minuti. E se le variabili, insieme ad un
arrangiamento riuscito - anche se non necessariamente originale - sono
una scrittura importante e la presenza di un'interprete UNICA e autorevole come
Ornella Vanoni, capace di decifrarla e di
sintetizzarla al meglio grazie al suo vissuto e alle sue esperienze musicali,
allora possono ancora accadere miracoli. In questo caso credo che il
buon Ennio, mettendo da parte il suo disincanto, avrebbe apprezzato il risultato.
Leonard Cohen sarebbe stato orgoglioso di scoprire che il suo stile e
la sua cifra musicale non sono stati dimenticati e che ancora oggi
fanno scuola. Nei brani più intimisti di questo disco si percepisce
l'intensità di quelle famose atmosfere, di quei testi dove ogni
parola aveva il giusto peso. Brani profondi e al tempo stessi
ammantati di una leggerezza disarmante per quanto sinceri e leali
nel mettere a nudo l'animo umano.
Nel brano "The Future" Cohen cantava: "Ho visto il luogo e le
nazioni in autunno / ma l'amore è l'unico motore di sopravvivenza".
Vinicius, invece, avrebbe riconosciuto, sparso qua e là, l'amore di
Ornella per il Brasile, e non solo nelle ardite pennellate di "incoscienza
ed allegria", volutamente evidenziate, ma soprattutto nei passaggi delicatamente malinconici, generosi di carezze
musicali che spesso sfiorano anche il soul e velate sonorità jazz. Impronte
indelebili.
E allora ho pensato alla fortuna, per noi comuni mortali, di essere
qui, adesso, stupiti di riuscire ancora a trovare, nonostante tutto, un buon disco, un libro interessante, un film originale,
delle belle immagini. E a proposito di immagini, a volte capita di
indovinare il valore di un disco
già osservandone la copertina. Secondo me questa è la più bella di
tutta la discografia di Ornella Vanoni, grazie a un incredibile
scatto di Marta Bevacqua: con una fotografia ha saputo trasmettere tutta la voglia di stare al mondo che solo un momento
di gioia dipinto di giallo poteva esprimere. Non a caso un colore
molto amato da Borges (c'è una sua citazione in merito nelle note del disco).
Siamo in presenza di un album di valore,
concepito senza fretta, con grande cura, con attenzione alla qualità anche nei minimi dettagli.
Nonostante i ripetuti ascolti, non ho mai avuto la tentazione di saltare
ogni tanto qualche pezzo. Tentazione alla quale
purtroppo capita di cedere spesso quando si maneggia un disco di
inediti poco riuscito. Ho le mie preferenze, ovviamente, ma anche se un paio di
brani mi sono sembrati meno coinvolgenti, probabilmente per questioni di gusto
personale, non cerco di saltarli, si fanno ascoltare,
perché nella complessità dell'album sono decisamente in minoranza e hanno comunque un loro perché.
A parte la recensione del primo singolo ("Un sorriso dentro
al pianto"), inserita a fine pagina, stavolta non voglio addentrarmi nei dettagli di ogni singola
canzone, scelgo invece di estrapolare da alcuni testi le frasi che mi hanno
colpito di più.
"S'alza un poco di vento e corre a spettinare i platani sul lungo
viale. E si ferma un istante il tempo per lasciarci passare"
SPECIALMENTE QUANDO RIDI (Fabio Ilacqua - Ornella Vanoni)
"E mia madre che sogna l'America, chi glielo dirà che il tempo
rotola e travolge tutto e poi dimentica. Ma io farò di tutto per
portarcela".
ARCOBALENO (Giuliano Sangiorgi)
"Noi che siamo eterni passeggeri, sempre in cerca di sentieri
secondari, due isole viaggianti e forestieri sulla via di ieri e
quella che verrà".
ISOLE VIAGGIANTI (Fabio Ilacqua)
"Come le foglie ormai ingiallite, dopo il fervore dell'estate,
abbiamo paura di un soffio d'autunno e di lasciare fragili certezze
precipitare".
CAREZZA D'AUTUNNO (Carmen Consoli)
"Nuda fra l'erba e il cielo, non ho più nome, non ho nessun
pensiero. E ho chiuso ogni dolore fuori dalla mia pelle, non c'è
nuvola che mi nasconda dietro una linea d'ombra".
NUDA SULL'ERBA (Fabio Ilacqua - Ornella Vanoni)
"Minuscola e tutt'uno all'infinito e lontana in questo enorme
spazio. Niente ha fine, tutto è solo inizio".
INIZIO (Pacifico)
"Io sono tutto l'amore che ho dato, mare in tempesta e cielo
stellato, poco prima di uno schianto, un sorriso dentro al pianto".
UN SORRISO DENTRO AL PIANTO (Francesco Gabbani - Pacifico - Ornella
Vanoni)
"Notti più fredde, un po' più deserte se vuoi, ma per fortuna di
sogni ne ho già messi via, scorte di baci, due lacrime e un'Ave
Maria".
ORNELLA SI NASCE (Renato Zero - Adriano Pennino)
PAGINA CREATA IL 10 FEBBRAIO 2021
Ultima modifica 17.2.2021
ORNELLA VANONI * Anima che canta
23.1.2021 - L'anno nuovo è iniziato
con una gran bella canzone, "Un sorriso dentro al pianto",
entusiasmante slancio creativo di due originali autori, Francesco Gabbani
e Pacifico. Sulle loro ali Ornella Vanoni (coautrice del brano) ha sorprendentemente spiccato il volo, in un tempo in cui è
già un'impresa riuscire a planare.
Catturando tutta la
poesia e l' intensità che trasudano dal testo, malinconicamente adagiato su una base
musicale pulita ed essenziale, l'artista - in un'esecuzione magistrale
degna del suo nome - consacra per l'ennesima volta le sue leggendarie doti
interpretative, confermando che anche le nuove canzoni possono diventare
carte vincenti in quel magnifico "gioco senza età" che ruota intorno al
pianeta Musica.
Non è facile, dopo che è stata scritta,
composta e cantata qualsiasi cosa, rivoltando il pentagramma all'infinto,
riuscire ad esprimere l'urgenza di un sentimento in un contesto
convincente che sappia ancora stupire, superare le distanze e restare nel
tempo. Questa canzone è già un classico del repertorio della Vanoni, non
c'è bisogno di aspettare conferme. L'ho capito da come l'ha interpretata
l'altra sera, ospite dello special televisivo dedicato a Fiorella Mannoia:
sobria eleganza, coinvolgimento emotivo e misura. Una lezione di stile per
tutte le nuove colleghe e anche per quelle "diversamente giovani".
Era dai tempi di "Una bellissima ragazza", album del 2007, che
non ascoltavo una Vanoni così ispirata.
Sì,
sono passati molti anni, perché ai grandi artisti,
titolari di carriere decennali, può capitare di distrarsi, di
fare altro, o di "sbagliare" repertorio e quindi non riuscire a far arrivare
al pubblico quelle che in un preciso momento storico potevano
sembrare - se non addirittura imposte - scelte giuste.
"Un sorriso dentro al
pianto" anticipa il progetto "Unica", album di imminente uscita in cui
Ornella Vanoni sembra credere molto. E mi pare una questione fondamentale
quando si pubblica un nuovo album: se in un disco non ci crede chi ci
canta, perché mai dovrebbe crederci chi lo ascolta?