ABC PATTY PRAVO: UNA VOGLIA MATTA DI PIACERE
24 LUGLIO
Viareggio - Mamme in corsa che
manovrano le carrozzine come "risciò", a rischio di fare
schizzar fuori il neonato, nonne spericolate che una volta tanto
evitano l'avanti-indietro sulla striscia pedonale e attraversano
d'un fiato la strada reggendo il nipotino come un aquilone,
vecchietti in panama che dalle panchine si drizzano sulle punte come
la Fracci e partono all'inseguimento a volo d'angelo: in Versilia
sono piombati il capellone e la minigonna. E la Versilia, che da
vent'anni è sopita in un sonno tranquillo, fatto di tradizione, di
perbenismo e di riposo, ha provato un brivido. Forse di curiosità,
forse di sdegno, forse di risveglio. Eppure da tempo si parlava del
Piper romano che avrebbe aperto una succursale a Viareggio, di una
massiccia calata di capelli lunghi e di gonne corte, della "ventata
d'accelerazione" che stava per sopraggiungere. Ma il tutto era detto
a mezza voce, con quel distacco e quella discrezione tradizionali.
Veder dunque circolare d'un tratto queste creature "extraterrestri"
come turisti qualsiasi non era nei programmi della giornata. E
Viareggio accusa il ruvido colpo.
I calvi, che naturalmente sono i più
indignati, seguono il gruppetto yé-yé con sopracciglio
aggrottato, pancetta in resta, pantalone corto e polpaccio
spennacchiato; le grasse, con girasoli e margherite stampate sul
didietro, gambe a colonna antonina e ventidue menti, fissano
stizzite le minigonne altrui; i ragazzi e le ragazze osservano
sorridendo. Tutti seguono gli "extraterrestri" in processione, come
incolonnati dietro al Santissimo. La sera se ne parla ovunque,
attorno agli innumerevoli tavolini da gioco, dove si puntano
milioni, nelle ville immerse nella pineta dove alcune signore-bene,
particolarmente birichine, si regalano ai giovani, nei punti più
isolati della spiaggia dove gli affezionati della Versilia fanno
(sempre per tradizione, beninteso) il bagno nudi e l'amore sulla
sabbia, lungo il "vialone" a mare dove i "benissimo" concludono la
galoppata sotto la luna come meglio credono. L'arrivo del Piper ha
sfondato d'un colpo le camere-stagne versiliesi, offrendo un
argomento comune: "Attaccherà?". "Non attaccherà?". "Qui siamo
troppo per bene". "Noi veniamo soltanto per riposare". "I nostri
figli sono sani", eccetera.
Frattanto i piperini, opportunamente fatti
giungere da Roma dall'avvocato Crocetta, proprietario del Piper,
fanno la pubblicità che possono. Ringo, con occhio da gallina e
crine biondo, si esibisce senza risparmio. Viene da Udine e
considera ormai i suoi capelli come un libretto di risparmio. Da
Roma è giunta Nilde con minimissima gonna. Ha fatto l'autostop e ha
raggranellato quattordicimila lire con "l'accattonaggio", cioè
domandando all'automobilista un regalo: "Di solito non vogliono
niente in cambio. Se però si tratta di un libidinoso e fa proposte,
gli dico chiaro un va a fa'... e scendo". C'è Dana, impegnata nel
pubblicizzare oltre al Piper anche il suo locale, il COW-BOY di via
Crispi. C'è Marilena, la francesina di Palermo, vestita da da
bambina "liberty" che dice: "Non m'interessa se un uomo è giovane o
vecchio, l'importante è l'uomo. Non m'interessa se ha il capello
lungo o corto, l'importante è l'uomo.". Ci sono altri cinque o sei
capelloni lavatissimi e vestiti secondo gli ultimi canoni del
PIPER-market: sembrerebbe che, superata la la prima fase
beat-bohémienne, abbiano trovato una loro Repubblica chiamata Piper,
con vestiti, leggi e codici prestabiliti.
Il presidente di questa nuova
Repubblica è l'avvocato Crocetta, loro portavoce, il quale,
seduto nel locale fervente di preparativi, spiega che oltre al
PIPER-market lancerà la PIPER-Cola, i PIPER-dischi, i PIPER-film,
tutte trovate di cui le nuove leve sentono esigenza. Nuove leve che,
dice, sono senza compromessi, senza ipocrisie e che quando fanno
l'amore fanno l'amore, quando ballano ballano, quando dormono
dormono: "State a sentire", aggiunge, "tu, Marilena, quando dormi
che fai?". "Dormo", risponde Marilena guardando l'avvocato con un
punto interrogativo negli occhi, come a chiedersi cosa faranno mai i
grandi nello stesso frangente. Le ragazze del Piper, spiega
Crocetta, sono le suffragette del sesso, le creature decise e
spontanee che magari ora sono criticate e disprezzate ma che domani
formeranno un nuovo mondo di donne forti, di api regine destinate a
soppiantare l'ormai ammuffito mondo degli uomini. Sono tutti qui, a
Viareggio, i piperini decisi a dar man forte al loro presidente, che
li ospita gratuitamente per fare colore e affinché quelli della
Versilia si rendano conto che non sono corrotti, che sono giovani
veri e basta, e che di conseguenza il nuovo locale è frequentato
benissimo. Sono giunte anche le nuove hostess inglesi au-pair,
massimo ventitré anni, reclutate a Londra tra un centinaio di
indossatrici e studentesse che aspiravano alle vacanze nella nostra
penisola. "Le ho cercate belle, ma non bellissime", dice la
reclutatrice, "perché altrimenti dopo tre giorni sarebbero
fuggite... in un sogno d'amore, diciamo così. Comunque la polizia
londinese è stata molto prudente e mi ha sottoposto a un autentico
interrogatorio". Chiarito il fatto che le ragazze avrebbero servito
tra i tavolini con le funzioni di cameriere-ospiti, fu rilasciato il
permesso.
Anche le hostess gironzolano per il lungomare sfoggiando le
magliette rosa-verde con un grande Piper scritto all'altezza del
seno. A questo punto il chiasso attorno all'avvenimento è
sufficiente. L'attenzione generale è polarizzata. Ma il regista
Piero Vivarelli, che ha organizzato il tutto (tra poco dirigerà il
film I RAGAZZI DEL PIPER), non è soddisfatto. Vuole qualcosa che
stia a mezzo tra la sommossa popolare e i grandi boom pubblicitari
americani. Quindi alle ventuno, un'ora prima dell'inaugurazione,
tutti i piperini, le hostess, i cantanti e i complessi yé-yé
intraprendono una sfilata seguendo il percorso abituale dei carri
del carnevale viareggino. Apre il corteo la banda musicale del luogo
al suono di FIORIN FIORELLO, segue Lord Sutch, con corna da bisonte
e pelle di leopardo, segue l'inglese Thane Russal (sta a mezza via
tra il Messia e una "strip"), le nove hostess in triciclo, Le
Pupille (un complesso femminile la cui contrabbassista, del tutto
simile a Satanik, affianca il gruppo a cavallo), poi I Delfini
("Quello è identico a una mia domestica, la Emma", dice una signora
guardando il più grassoccio). Chiude Beau Brummel, in carrozza da
Cenerentola con a fianco la principessa Marina Torlonia, la quale si
sforza di salutare la folla con l'avambraccio degli antenati.
Tutt'intorno una marea di viareggini e villeggianti impazziti che,
oltre alla riservatezza abituale, urlano e spingono. Le hostess non
pedalano, a spingerle pensa una trentina di marinai.
Fuochi d'artificio, spari,
mortaretti accolgono la processione davanti al Piper. Vetri
rotti, spintoni, gente ammaccata. Tutti vogliono entrare. Poi,
dentro, il finimondo. Con i "bene", sulle prime scettici e che poi
si fanno travolgere, si dimenano, si mischiano ai capelloni. C'è il
solito "matusa" coi baffi che ride degli yé-yé dando di gomito alla
bionda che lo accompagna, la quale ride ma si divora con gli occhi i
ragazzi. C'è Leonida Rèpaci, annichilito in un angolo (sabato il
Piper e il Garden-House di Renato Polidori, al Cinquale, si
strapperanno i partecipanti invero poco yé-yé, al Premio Viareggio
dopo la proclamazione del vincitore), c'è lo "storico" locale che
dice: "Questo per la Versilia è l'unico fatto in vent'anni", ci sono
le solite signore grasse, per l'occasione in "op", che sembrano
tirassegni, ci sono i soliti ragazzi di famiglia che si trovano a
casa loro perché ormai conoscono sia il Piper romano sia quello
milanese. I piperini fanno di tutto per elettrizzare l'atmosfera.
Nilde e una sua amica, dopo l'esibizione di Russal, fingono di
svenire, i capelloni si esibiscono da ballerini professionisti.
Quelli calati dalla provincia, più autentici perché ci credono,
accennano qualche mossa di "see-saw".
Quando PATTY PRAVO, annunciata come la
Ragazza del Piper da Gianni Boncompagni, inizia il suo show,
tutti si accucciano intorno alla pedana. Patty, che si esibisce per
la prima volta, sembra abbia un nido di vespe nel ventre. Ha una
splendida voce, un po' roca, una camicetta con un solo bottone
allacciato e un vero "tigre" addosso. Persino le ragazzine-benissimo
la guardano estasiate e accennano delle mosse sconosciute con i
loro, fino a quel momento immobili, bacini. Alcuni ragazzi allungano
le braccia e tentano di accarezzare i piedi nudi di Patty. Anche le
signore sono affascinate e, finalmente, desistono dal comunicare.
Patty, che ha diciotto anni, ed è veneziana, dirà poi: "Prima di
esibirmi ho voglia di cantare, di bere un bicchiere di whisky e di
un uomo. Quando canto è come se facessi l'amore e quando ho finito
mi sento come se avessi appena cominciato. I quarantenni? Possono
dirmi qualcosa intellettualmente, ma non sessualmente. Io voglio
dominare, perciò scelgo il capellone, che è malleabile. Per me è
come una pelliccia, lo indosso quando ho freddo e poi lo metto da
parte". Forse è la vera ape regina di cui parlava l'avvocato
Crocetta.
Più tardi, quando la serata inaugurale è sul finire, i
tradizionalisti della Versilia sdraiati su delle speciali
poltrone-letto davanti al locale, forse per la prima volta si
"lasciano andare" in pubblico. Una signora bustocca, nota per essere
proprietaria di un'intera strada di Milano e per la timidezza, dice
forte: "Cosa volete, nel momento della prostrazione divento una
cavalla". "Di' un ciclone, è più fine", suggerisce un'amica.
Un'altra milanese, nota per la sua riservatezza cinquantenaria,
allungata sulla poltrona appare stranamente piatta. Una conoscente
le domanda: "Indua in (dove sono) i tett?". "In suta i ascei (sotto
le ascelle)!", è la risposta. Un' "industrialessa" di Prato, nota
per il pugno di ferro sotto il quale tiene da trent'anni il marito,
dice: "Ma, dico io, 'sta minigonna non mi garba punto". E il marito:
"Con le tue gambe, per forza! Domani ci torno". Il tutto, in
pubblico. Forse in Versilia sta cambiando davvero qualcosa.
Vittorio Pescatori
BIG
IL CICLONE
PATTY
3 AGOSTO
Viareggio (luglio) -
Si chiama Patty Pravo, è nata a Venezia circa
diciotto anni or sono e, a fine agosto, uscirà il suo primo 45 giri.
A questo punto vedo già qualche lettore arricciare il naso. Ma chi è
questa sconosciuta? Ma come? Vivarelli, dopo averci parlato di
Dylan, di Ray Charles, di Dalla, ecc., ora se ne esce con Patty
Pravo. Che sia impazzito? No, amici. Non sono impazzito per niente.
Il fatto è che dal primo momento che ho sentito cantare questa
ragazza, mi sono subito reso conto di trovarmi di fronte a qualcosa
di grosso, di veramente valido. Quindi mi sembra doveroso, più che
giusto, presentarvela, farvela conoscere, dirvi delle sue enormi
qualità. Parlare dei grandi nomi già affermati infatti è facile,
direi quasi ovvio. Ma penso che se si fa questo mestiere con un
minimo di coscienza e di gusto personale, allora è necessario anche
fare delle scoperte, magari avendo il coraggio di rischiare la
propria firma. E del resto, in questo caso, il rischio appare
davvero relativo, dal momento che le qualità di Patty sono talmente
fuori discussione che, dopo la sua prima esibizione a Viareggio,
giornalisti e pubblico, una volta tanto all'unanimità, hanno
concordemente deciso di definirla la ragazza del Piper. E' stato
appunto alla serata di inaugurazione del Piper della Versilia che
l'ho sentita cantare la prima volta. Bene ragazzi, quando è apparsa
sulla pedana, i lunghi capelli biondi sulle spalle, la camicetta
allacciata alla brava un po' sopra i pantaloni, ed ha incominciato a
cantare, sono rimasto letteralmente a bocca aperta. Una voce
drammatica, che graffia ed esalta. Come posso spiegarmi meglio?
Ecco, diciamo una Piaf, ma passata attraverso l'esperienza del blues
e, magari, di pelle scura. Un senso del beat genuino, di primissima
qualità, perché determinato da un'esigenza autenticamente sentita.
L'esigenza di chi si sente giovane, canta per i giovani ed esprime i
loro sentimenti più veri, forse la loro rabbia. Insomma,
un'autentica bomba! A questo punto si impone una considerazione. Da
qualche tempo a questa parte molte cose sono cambiate nel mondo
della canzone e della musica leggera di casa nostra, dove è in corso
un processo di rinnovamento sulla cui portata è ancora difficile
fare previsioni, ma che si presenta comunque come drasticamente
rivoluzionario. Un certo modo di cantare, certi stili sono finiti,
superati, dissolti. Anche se certi nomi "vendono" ancora, tuttavia
appartengono già ad un'altra epoca e per chi è portato a guardare
avanti anziché indietro appaiono decisamente insopportabili. Si veda
in proposito il caso del "fisarmonicista" Morandi e di tanti altri.
E' stata la rivoluzione dei complessini, della musica nuova che ha
cambiato tutto. Una rivoluzione importante, improcrastinabile di
cui, fra l'altro, ci si doveva rendere conto dal momento che fuori
dei patri confini era già in atto, ed anche se da noi le cose
avvengono in ritardo, tuttavia finiscono sempre per manifestarsi.
Eppure nessuno pareva essersene accorto o, forse, non voleva
accorgersene. Unica eccezione (Dalla e sotto molti aspetti Luigi
Tenco non entrano in quanto sto dicendo perché la rivoluzione già la
stavano facendo per conto loro) Adriano Celentano che con Il ragazzo
della via Gluk si era autorevolmente inserito nel discorso dei
nuovi, dimostrando evidentemente ed efficacemente un aspetto della
situazione. In un simile panorama, refrattario e reazionario, ecco
ora spuntare, con l'aggressività dell'esplosione atomica, Patty
Pravo con la sua sincerità, la sua bravura indiscutibile, il suo
temperamento talmente scatenato ed estroverso da poter travolgere
ogni ostacolo e da non temere nessun confronto, neppure con le
bravissime per antonomasia (ed ogni riferimento a Mina non è
puramente casuale). A conoscerla di persona, la bionda Patty può
forse sconcertare. Ex giramondo, ex disegnatrice, ingenua ed insieme
violentemente spregiudicata fino ad un certo gusto di scandalizzare
chi le sta di fronte, sempre pronta a reagire, ad inalberarsi, a
protestare. Patty Pravo è in realtà, anche nella vita privata, un
autentico personaggio beat. Vocalmente poi il suo stile, lo
ripetiamo, è fresco, nuovo, inconfondibile. Insomma una personalità
vera, un vero talento. Qualcosa di cui tutti noi avvertivamo la
necessità e che ora, finalmente, esiste. Per questo ne ho voluto
parlare, dopo avervi parlato dei Dylan e degli altri grandi della
nostra musica. Perché se lo merita. Perché Patty Pravo è
genuinamente brava. Piero Vivarelli
GENTE
L'APE REGINA DEI CAPELLONI
11 Agosto
Roma - Patty Pravo,
una diciottenne spregiudicata, sconosciuta fino a due mesi fa, è
diventata di colpo la musa del Piper Club di Roma, ma la sua vera
aspirazione è dirigere un'orchestra sinfonica nella "Morte di
Isotta" di Wagner. Accadde a Parigi vent'anni fa con Juliette
Gréco e sta ora accadendo la stessa cosa a Roma con Patty Pravo.
Allora furono gli esistenzialisti delle caves di Saint Germain des
Prés a identificarsi nella loro musa, oggi sono i capelloni e i
giovani beatniks del "Piper Club" a identificarsi nel loro idolo.
Come Juliette, anche Patty sta diventando il simbolo di una
generazione e anche a lei, come tale, è riservato il privilegio di
fungere da sacerdotessa nei "templi" dove si celebrano i riti
musicali dei suoi coetanei. Il fatto che sia gli esistenzialisti di
ieri che i capelloni di oggi abbiano preferito darsi una regina
anziché un re, forse non è privo di significati, in un discorso che
riguarda la nuova generazione. Forse il matriarcato è alle porte.
Patty Pravo, perlomeno, ne sembra convinta. "I quarantenni?
Preferisco credere che non abbiano niente da dirmi. Io voglio
dominare: perciò scelgo il capellone che è di indole malleabile",
dichiara apertamente. Sono discorsi da ape regina, tanto più
significativi se si pensa che a farli è una ragazza di appena
diciotto anni che soltanto due mesi fa non era assolutamente
"nessuno" e che invece oggi regna su qualche milione di sudditi, i
quali, come lei, si vestono esclusivamente ai piper-market, hanno
già una loro bevanda esclusiva (la piper-cola) e presto avranno
anche un loro giornale. Musicologi d'avanguardia e teorici dei
capelloni definiscono concordemente Patty Pravo come "l'unica
autentica cantante beat oggi esistente in Italia" . In realtà, Patty
Pravo dimostra una sua autenticità anche umana. Leggendo le risposte
di questa intervista bisognerà, se mai, tener presente che Patty non
è cresciuta dalle Orsoline.
Qual è il suo vero nome? Non ha
importanza. Avrà un nome di famiglia? Sì, ma non ho famiglia.
E' orfana? Macché orfana. Ho un padre, una madre e due
fratelli, ma non ho famiglia. Ha rotto i ponti? Mai esistiti ponti tra me e loro.
Quando avevo tre mesi, i miei genitori, per non avermi tra i piedi,
mi affidarono ai nonni. Sono cresciuta con loro, molto liberamente. Nutre del rancore verso di loro? Affatto. Aver dovuto
affrontare da sola dei problemi che normalmente si risolvono
nell'ambito familiare, mi ha aiutato a possedere presto un senso di
responsabilità che i miei coetanei, capelloni o no, non hanno.
Questo, in fondo, è merito dei miei genitori.
Che genere di educazione
scolastica ha avuto? Non ho grandi lacune rispetto alla media
dei miei coetanei. Ho fatto il liceo classico, ho frequentato per
otto anni il corso di pianoforte all'Accademia Benedetto Marcello di
Venezia e per due anni il corso di direzione orchestrale. Per dirigere un'orchestra di capelloni e fare la cantante
beat nei Piper club ha dovuto sconfessare questo passato musicale?
Non è stato necessario. Adoro, evidentemente, la musica beat ma non
per questo detesto quella classica. Tanto per essere chiari, io ce
l'ho soltanto con Verdi, con Puccini e con Mascagni, che hanno
diseducato musicalmente l' Italia. Il resto mi sta bene e lo accetto
in blocco. La mia più grande aspirazione musicale è dirigere
un'orchestra sinfonica nella "Morte di Isotta" di Wagner.
Lei è l'unica, autentica cantante beat italiana? Perché,
forse c'è qualche altro cantante beat da noi? L'unico che sia
autentico, nel suo genere, è Adriano Celentano. Gli altri li metta
pure vicino a Verdi e a Puccini: ci stanno bene.
Ci fa dei nomi? Per esempio, Mina e
Caterina Caselli. Mina sa cantare ma non "sente", è fasulla; la
Caselli, poi, non sa neppure cantare.
Vogliamo parlare dei capelloni? Ma
stanno passando di moda, non lo sa? I capelli lunghi non vanno più;
il vero beat, oggi, porta la chioma trascurata ma non lunga.
Comunque, capelli a parte, non sempre sono d'accordo con i miei
coetanei. Detesto l'irresponsabilità con cui vivono. L'ipocrisia di
certi loro atteggiamenti è peggiore di quella cosiddetta borghese
contro cui sono scesi in guerra. Oggi c'è chi fa il beat, il
capellone, per professione; e, peggio ancora, c'è chi lo fa perché
non è riuscito nella vita o perché, come accade specialmente per le
ragazze, la morale dei capelloni è più elastica di quella borghese.
E la sua morale qual è? Nessuno dei miei atteggiamenti è
gratuito o strumentale. Detesto i compromessi e riesco ad evitarli.
L'opinione del prossimo non mi interessa, ma non per questo provoco
il prossimo o lo scandalizzo per il gusto dello scandalo. Certo, se
mi va di uscire alle quattro del mattino con la pipa in bocca (si,
fumo la pipa e mastico anche il tabacco, ma solo perché mi piace,
non per sbalordire i buoni borghesi) non ci penso su due volte.
Insomma, credo di avere senso di responsabilità e autocritica
sufficienti per godere della mia libertà senza compromettere quella
degli altri.
E' cambiato qualcosa nella sua vita da quando è diventata regina
del Piper club? Ho qualche lira in più nella borsetta e faccio
dei pasti regolari. Chi l'ha scoperta? Sono salita sul palco del Piper e
ho cominciato a cantare.
Ora che ha il successo, che cosa le manca? Del
successo non me ne importa nulla. A me interessa soltanto cantare
alla mia maniera. Mi manca ciò che manca a tutti noi beat:
l'affetto, l'appagamento dei sentimenti. In fondo, anche noi siamo
dei decadenti. Restiamo, nonostante tutto, profondamente romantici.
Renato Barneschi
CIAO AMICI 12 OTTOBRE
Roma - Patty mi guarda e sorride: capisce e gusta
l'effetto delle sue parole. Di quelle che ha appena detto. "Io, i
ragazzi me li fumo come sigarette": queste le parole. E io, che le
incasso, le rimugino e ora vorrei ancora tornarci sopra, ma lei
Patty, sorride e dice: "Be' passiamoci sopra, andiamo avanti con
questa intervista...". Non è uno scherzo, dico, perché parlare con
questa ragazza e di questa ragazza, non è proprio uno scherzo.
Pensate, si chiama Patty Pravo e partecipa al torneo televisivo
SCALA REALE, quello che dovrebbe essere, sui nostri teleschermi, una
specie di sfilata delle forze dell'Italia canora. A vederla così,
bella e proterva, fredda e insieme affascinante, viene il sospetto
che stia giocando e che si diverta, intimamente. "Avrei voluto
cantare in calzamaglia - dice - poi hanno pensato che sarebbe stato
meglio che io indossassi un abito normale, avevano paura dello
scandalo... perché io, non so se te ne sei accorto, posso fare
scandalizzare anche dei tipi allegri e liberi". La guardo e me ne
rendo conto. Patty è la ragazza nuova della nostra canzone. L'hanno
subito battezzata Miss PIPER, perché tutte le sere è nella grande
bolgia del locale di via Tagliamento. E al PIPER è sempre circondata
da una piccola popolazione di gente di tutti i generi: ragazzi,
uomini non più giovanissimi e persino qualcuno decisamente anziano.
"E' il fatto che io polarizzo l'attenzione - dice Patty - e solo
difficilmente riesco a scrollarmi di dosso gli sguardi degli
uomini". Credo proprio che sia sincera. Ha una vita turbolenta alle
spalle: spesa bene, a quanto pare, perché non ha mai sofferto nulla.
E' fuggita da casa, dice lei, quando ancora portava le calzine
corte. E questo è male, le dico, perché dimostra se non altro una
straordinaria insicurezza e una scarsa considerazione di se stessi.
Poi ha fatto la hostess, la disegnatrice, la giramondo,
l'indossatrice. Ha scoperto la musica non per caso: aveva deciso da
tempo che un giorno o l'altro si sarebbe trovata davanti ad un
microfono. Canta, mi dice, come Bob Dylan: "E' una specie di
maestro, è lui che ha indicato la strada giusta, se tutti facessero
come lui, se tutti accogliessero quello che dice nelle parole delle
sue canzoni, sarebbe proprio fatta...". Sorride e mi guarda fisso
negli occhi. "Ecco - finisce - sono una specie di Bob Dylan in
minigonna". (...)
SOGNO
CHE FORZA PATTY!
20 OTTOBRE
"Che c'è di male ad
essere figlia del mio secolo: essere sorella dei capelloni, accanita
sostenitrice della mini-gonna, dei quadri, delle strisce, degli
incastri colorati nei vestiti: le gonne al ginocchio, i cappelli
alla Garbo, i tanghi, il valzer, cosa sono? Ma, sono mai realmente
esistiti?", dice Patty Pravo. E' quello che mi domando io
guardandola, osservando i suoi occhi grandi truccatissimi e nascosti
dietro ad una cascata di capelli biondi (decolorati, per la
cronaca), il busto esile stretto in una maglietta nera a collo alto,
i fianchi legati da un cinturone che farebbe invidia ad un cow-boy,
le gonne, neppure a dirlo, cortissime, gli stivaletti, altissimi.
Questa è Patty Pravo, la ragazza del Piper. "Io devo al Piper, il
locale più favoloso che io conosca, la mia fortuna". Patty Pravo, al
secolo Nicoletta Strambelli, ha soltanto diciotto anni ed è
veneziana. Ha seguito, per ben sette anni, i corsi di pianoforte al
Conservatorio di Venezia, poi, un bel giorno, quasi quattro mesi fa
arrivò a Roma. "Non potevo non andare al Piper, me ne avevano tanto
parlato, ed entrai. Innamorarmi del locale così strano, grande,
originale e della musica che vi suonavano fu tutt'uno. Rimasi a Roma
oltre il previsto e tutte le sere andavo a ballare shake indiavolati
sulle pedane luminose. Dopo quattro sere qualcuno mi chiese se
sapevo anche cantare. Provai ed eccomi qua, diventai in un
battibaleno la Ragazza del Piper". La dicono indifferente a tutto, o
quasi, la dipingono come una incredibile insolente, invece è qui con
una sigaretta in mano, gli occhi dolci, rannicchiata come un gatto
in una poltrona della casa in cui abita, ospite di una signora
romana. "Sono tutta istinto, non conosco la ragione: nessuna logica
potrà mai distogliermi da quello che io sento, da quello che io
avverto con la mia sensibilità. A volte mi metto a cantare canzoni
strampalate, solo per il gusto di sentire come la mia voce le possa
cambiare. Ho cantato di recente un grande successo di Mina, "Se
telefonando", accompagnata dal mio complesso che è formato da tre
ragazzi inglesi che io conobbi al Piper e con i quali ho subito
fraternizzato: ora ci chiamiamo i Cyan 3 carino, no? Ma potremmo
anche cambiarlo, questo benedetto nome in qualcosa di più
orecchiabile, non trovi?". "A me sembra molto carino", rispondo io
presa improvvisamente da una strana malinconia. Si, è vero, di
fronte a Patty Pravo (ma che nome sei andata mai a pescare,
Nicoletta!) ci si sente dei “matusa” vecchi come il cucco,
terribilmente poco aggiornati. Eppure ho solo vent’anni. "Sei
giovane", le rispondo dopo una breve esitazione. "Anzi sei
maledettamente giovane, metti in serio imbarazzo chiunque non sia un
affezionato del Piper o un accanito fan di Bandiera Gialla". "Ma io
sono un’artista", ribatte lei. "Pensa che Alberto Sordi mi voleva
per interpretare una piccola parte nel suo ultimo film Scusi lei è
contrario o favorevole? accanto a Silvana Mangano. Ebbene, io non ho
voluto. Io sono una cantante, e che cantante!". E pensare che il suo
primo 45 giri è appena uscito. m.a.
RADIOCORRIERE TV
L'ULTIMA FIGLIA DEL PIPER
6 NOVEMBRE
Roma (ottobre) - "Nessuno si
muove come me". Ammicca e ride, in un modo che piace. Si direbbe
studiato, a lungo, allo specchio. Un volto, quello di Patty Pravo,
che sprizza allegria, intima soddisfazione e, perché no? una certa
dose di maliziosa furberia. Quest'ultima perla dell'italica
canzonetta è davvero un "prodotto" diverso. Ripete: "Le mosse sono
la mia forza". Le mani scendono lungo tutto il corpo fino al
ginocchio. Una giovanissima venere bionda. I capelli, come vanno
oggi, lunghi e lisci, d'un oro che brilla, un viso davvero bello,
modernamente bello, tra quello della Christie e quello della
Shrimpton, per intenderci, ma più fresco. E un corpo degno di questo
viso, sottile, agile, proporzionato. E il tutto valorizzato da un
abbigliamento opportuno. Un paio di pantaloni, su stretti e giù
svasati, d'una stoffa che ha la trama di scacco, gli stivaletti da
cow-boy, il grosso cinturone basso, maglietta a coste. "Allora si
muova", dico. "Dai del lei come mio nonno", risponde. E ride ancora,
ammicca e la sua espressione, adesso, sembra schifata, perlomeno
delusa. Va avanti e indietro per la stanza, accenna a un colpo
d'anca, a una contorsione: sembra scossa da un singhiozzo terribile,
da fitte appendicolari. A parte gli scherzi, più bella che mai
quando si muove. Ma si ricompone subito. Dice che non può. Non le
riesce: non è questo l'ambiente; manca l'atmosfera. Può farlo
soltanto nel locale assordante che si chiama Piper o in qualche
altro simile: il ritmo del beat che fa tremare le pareti, i ragazzi
che la prendono per le braccia, poi la respingono, come una palla.
BALLO COME EVASIONE "Io chiudo gli occhi quando ballo - dice
- sbatto contro questo e quello. Non importa, anzi è l'aspetto più
affascinante. E dimentico di appartenere al genere umano, di abitare
sulla Terra. Divento qualcosa che non so, senza dimensione...".
Capisci che non finge: deve essere proprio così, per lei, quando è
giù, nella bolgia. Del resto lo è per molti: il ballo come evasione.
La bolgia, nel caso specifico il Piper di Roma, è la sua culla. Le
chiedi: "Dove abiti?". Al Piper, risponde. E te lo dice in modo tale
che non insisti, per saperne di più. Ancora: "Dov'è nata la cantante
Patty Pravo?". "Al Piper", risponde. Sentiamo la sua storia. La do
così, come l'ho appresa da questa bimba "che è uno schianto" dicono
i romani di Trastevere, della Garbatella, del Quarticciolo, di
Tormarancio e anche dei Parioli, eccetera che fanno calca per
andarla ad ammirare, al Piper, appunto. Voglio dire che se questa
storia fosse prefabbricata dal suo manager e press-agent che è
l'Avvocato Crocetta, il santone del beat-sound nostrano, fondatore
dei Piper, la colpa non è mia. Dunque, la pupa è di Venezia, "una
città agonizzante". Un certo giorno dello scorso Luglio viene a Roma
per vedere il Piper, con un gruppo di amici come lei. Entra e si
mette a ballare, a contorcersi, a dimenarsi, a dar colpi d'anca,
come solo lei sa fare. E si fa il vuoto attorno a lei: la lasciano
sola sulla pedana, come una vedette. Gli altri, tutti i presenti, si
limitano a battere le mani, a scandire il ritmo. "Che spettacolo -
dice Crocetta - lei non può capire che spettacolo! Mai visto niente
di simile e, creda, sono un esperto".
IL BEAT IN FASCE E lui, Crocetta, ha
pensato subito: se quella sapesse cantare! "Mi mangiavo le unghie -
dice - cosa che, giuro, non faccio mai, mai fatta prima, per
ingannare l'attesa, aspettare che finisse, la fata, e parlarle". Le
ha chiesto: "Sai cantare?". Lei ha detto sì. Ma non era vero: mai
cantato prima. Cioè, lei "sparò", disse sì, per tentare. Invece,
andò benissimo, scoprì d'avere una voce. E Crocetta ha fatto "Scala
Reale". Dice: "Una voce nuova, diversa, meravigliosa". E mette il
disco di Patty. Via a tutto volume, "Ragazzo Triste", che è il suo
successo. La storia di un ragazzo di campagna, che sogna il Piper,
tanto per cambiare. "E' diversa - dice Crocetta - questa è la sua
forza". Il prototipo della ragazza di domani, della minorenne di
domani. Spigliata, disincantata, autosufficiente. La Caselli e la
Pavone? Appartengono al passato: sono ancora legate alla provincia,
alla mamma e al papà. Lei è internazionale, al di sopra dei confini.
Dice: "Io mi infischio di mamma e papà. Loro mi hanno mollata a una
nonna, che avevo tre mesi, perché gli ero d'impiccio,
evidentemente". Una infanzia e una giovinezza tristi? Neanche per
sogno. Ha potuto studiare, un po', così, per finta, come fanno le
ragazze-bene. Sembra addirittura abbia frequentato il Conservatorio.
Poi, appena diventata donna, via in giro per l'Europa. Partiva, poi
restava senza soldi. E tirava avanti, a Parigi, a Londra, facendo di
tutto. Che cosa? "Di tutto, insomma", dice. Risposta sufficiente.
Andiamo avanti. Dice che a Londra, soprattutto, s'è divertita da
impazzire. "Rispetto a Londra - dice - il beat è in fasce in Italia.
Come le ragazze e i ragazzi beat, da noi, sono ancora allo stato
embrionale". Interviene Crocetta. Ed è divertente sentirlo,
Crocetta, un autentico teorico-filosofo del beat, il demiurgo dei
minorenni, "up to date". Dice: "Nicoletta, pardon, Patty, io la
chiamo sempre col nome vero che è appunto Nicoletta, Strambelli di
cognome, rappresenta l'edizione nostrana più avanzata della ragazza
beat". E mi invita a guardarla, a osservarla, a scrutarla. Aggiunge:
"Guardi che roba, non vede, c'è un che di mascolino in lei. La
ragazza di domani avrà sempre più accentuato quest'elemento. La
forza si sta trasferendo dall'uomo alla donna. D'accordo, forse non
è un bene, ma non possiamo far nulla...". E Patty dice la sua: "Un
vero peccato. Ma la colpa è dei ragazzi che sono molli, stanchi...".
Molliamo, per un attimo, il personaggio e torniamo alla cantante.
Farà la cantante sul serio, si dedicherà anima e corpo, con
passione, alla canzone? Per carità, anche queste sono parole da
borghese in declino. A lei, di far la cantante, per il successo, per
la Jaguar, per i quattrini non gliene importa nulla. "Canto perché
mi diverto - dice - mi diverto da impazzire. E io voglio soltanto
divertirmi. Per ora non penso ad altro". Ma un tipo come lei ha dei
problemi, dei crucci, qualcosa che qualche volta, la tormenta.
"Certo, non sono una scema. Ma i grandi problemi li rinvio, a tempo
indeterminato, spero, e quelli piccoli, li cestino". Volevano un
personaggio nuovo. Bé, non c'è dubbio, l'hanno trovato: un tipo
simile mancava nel nostro mondo della canzonetta. E' chiaro che ne
emerge, non tanto come cantante, per le sue qualità artistiche, ma
come fatto di costume. Dice Patty Pravo: "Sono il prototipo delle
ragazze di domani". Per noi, invece, è soltanto un esempio
macroscopico di certe tendenze paradossali, e d'una sedicente
rivolta, presenti in una parte, fortunatamente non la maggiore,
della gioventù d'oggi. Giuseppe Lugato
GIOIA
LA CATTIVISSIMA PATTY
23 NOVEMBRE
La chiave del personaggio sta nel "vocabolario della lingua
italiana" di Zingarelli, alla pagina 1224. Andiamo a leggere la voce
Pravo: un aggettivo che vuol dire, fra l'altro, "cattivo, malvagio,
perverso". Non è uno di quegli aggettivi che si usano nel linguaggio
di tutti i giorni, ma insomma esiste. E lei, Nicoletta Strambelli da
Venezia, se l'è appiccicato addosso come una divisa, cognome d'arte
preceduto da un americaneggiante Patty, che fa sempre effetto. Patty
Pravo, come dire la "cattivissima" del beat italiano, l'antidiva del
Piper, la musa dei giovani che si ribellano contro tutto, persino
contro la bontà. Ripetiamo: bontà. Giovane, biondissima, con due
occhi inquieti, aggressivi, sembra una molla sempre pronta a
scattare. E quando scatta tutto il Piper di Roma la segue
contorcendosi, dimenandosi, scandendo al ritmo dei chitarroni le
mille imprevedibili mosse del jerk o dello shake. Gli esperti dicono
che sarà la ragazza del '67, e che il segreto del successo sta
proprio nella sua personalità singolare, più ancora che nella voce.
Patty canta, balla, cammina, si muove con un piglio sicuro,vagamente
autoritario, appena addolcito da una maliziosa furberia che ogni
tanto, forse senza che lei lo voglia, s'insinua nello sguardo dei
suoi grandi occhi verdi. Dice d'essere cattiva, e forse è soltanto
aggressiva. Affronta la vita e gli altri, la gente che la circonda,
con una franchezza che sconcerta. I suoi diciotto anni, è nata nel
1948, sembra non bastino a contenere ha le cose che ha fatto, le
esperienze che vissuto. Allevata in casa dei nonni, ma ha un padre,
una madre, due fratelli, s'è vista concedere sempre la massima
libertà possibile. A quattordici anni, dopo aver frequentato per
qualche tempo il conservatorio, decise di fare un lungo viaggio, di
conoscere il mondo. Roma, Tunisi, Cannes, infine Londra, alla
ricerca di chissà che cosa. Forse di se stessa. Intanto il gruzzolo
donatole dai nonni s'era rapidamente assottigliato: proprio a
Londra, Patty rimase al verde. Ma non pensò neppure di ritornare in
Italia. Erano quelli gli anni in cui in Inghilterra scoppiava la
"rivolta" dei giovanissimi, si diffondevano le note del Liverpool
Sound, e le strade e i locali di Londra si affollavano di capelloni
e capellone in giubbotto di pelle e stivaloni tipo cow-boy. Da quel
mondo, Patty rimase affascinata. Si adattò a lavare i piatti in un
ristorante, pur di rimanere a Londra ad assistere alla nascita del
beat. E oggi, proprio per queste sue esperienze, dice che il beat
italiano deve ancora nascere, è solo un atteggiamento di pochi, una
moda. Sarà proprio Patty il capo, la guida dei teen-agers di casa
nostra scatenati contro le convenzioni, le abitudini dei "vecchi"?
Intanto, anche se può sembrare molto "borghese", si è avviata sulla
strada del successo nel mondo della canzone. Anche nella breve
storia del suo esordio come cantante, il personaggio Patty non si è
smentito. Niente concorsi, niente provini, ma un solo gesto, una
serata fortunata, al Piper di Roma, appunto. C'era venuta da Venezia
con certi suoi amici, proprio per vedere come fosse quell'ambiente
nuovo di cui tutti parlavano, per sapere se veramente fosse un
locale "tutto giovane", fatto apposta per i giovani. Ci si trovò
talmente a suo agio che, a un certo punto della serata, si scatenò
in mezzo alla pista, in una personale interpretazione dello shake,
una specie di saggio di ginnastica. Attorno le si fece il vuoto:
nessuno più voleva ballare,tutti stavano lì a guardarla affascinati,
battendo le mani. Un'altra si sarebbe intimidita, avrebbe smesso,
lei continuò sino alla fine della serata. L'inventore del "Piper"
assisteva alla scena. E capì subito d'aver tra le mani un
personaggio. Prima di uscire dal "Piper", Patty si sentì domandare
se sapesse anche cantare, oltre che ballare in quel modo folle.
Rispose di sì, e il bluff le andò bene. Perché Patty, a cantare, non
ci si era mai provata. Ma quando la ascoltarono, scoprirono nella
sua voce la stessa carica di aggressività che si sprigiona da ogni
suo movimento. Era fatta: divenne la "stella fissa" nel firmamento
del "Piper". Ora ha inciso il suo primo disco, "Ragazzo triste", ha
partecipato a "Scala Reale" alla TV, insomma è entrata nel giro. Il
ritratto non sarebbe completo, se non dicessimo almeno in parte
quello che Patty pensa, le idee che si agitano nella sua bella testa
bionda. Intanto, non ama solo la musica beat, ma anche quella seria,
importante: Wagner su tutti. Dei capelloni, dice che sono ormai
fuori moda: "E poi, non è una questione di capelli. Anzi, gli
atteggiamenti esteriori, le mode stravaganti nel vestire non servono
che a nascondere una estrema povertà di idee: essere beat non
significa sfuggire alle responsabilità della vita, sarebbe troppo
comodo. Non significa fare i vagabondi e disinteressarsi di tutto,
criticare tutto senza costruire. Certe volte, i teen-agers sembrano
spregiudicati, e sono ancora più ipocriti della società cui
intendono ribellarsi. Questo non lo sopporto". Ma allora, Patty, in
che cosa consiste la sua ribellione? "Nel non scendere mai a
compromessi, né con me stessa, né con gli altri. Scelgo sempre la
strada più difficile, per arrivare a qualcosa, mai la più facile.
Certo, può sembrare che anche i miei siano atteggiamenti di comodo,
fatti apposta per impressionare il pubblico, per fabbricare il
personaggio. Ma giuro che anche quando fumo il sigaro, lo faccio
soprattutto perché mi piace". Ritorniamo alla musica: ci sono in
Italia cantanti veramente "giovani", veramente d'avanguardia?
"Pochi, pochissimi. Forse soltanto Celentano. E poi, naturalmente ,
Patty Pravo". Un'altra domanda: che cosa vuole Patty, anzi
Nicoletta, dalla vita? "Per ora chiedo soltanto di non annoiarmi,
anzi, decisamente di divertirmi. Del successo m'importa poco, del
denaro ancor meno. E poi vorrei degli amici, un po' d'affetto". E
questa sarebbe la "cattivissima"? Giorgio Martellini
ABC
UNA VERGINE DA LEGARE
27 NOVEMBRE
Veneziana, diciotto
anni, lunghi capelli biondi, occhi azzurri, carnagione rosata. Se un
pittore barocco l'avesse conosciuta, le avrebbe messo sul capo una
bella aureola, sulle spalle un manto di damasco e sarebbe apparsa la
più credibile delle madonne. I tempi sono diversi. Sei mesi fa Patty
Pravo ha incontrato l'avvocato Crocetta, magnate del "Piper-beat" ed
è divenuta, secondo le definizioni ufficiali, la Patty da legare, la
voce che graffia, la medusa di Venezia, il terrore delle vergini, la
mantide-beat, la sirena della Serenissima, eccetera. L'estate scorsa, mentre cantava al PIPER di Viareggio, gli
agenti di turno dimenticavano la sorveglianza notturna alle spiagge
e pinete e si accalcavano ai piedi del palco, pronti a intervenire
se l'unico bottone della camicetta di Patty si fosse slacciato, le
mamme osservavano preoccupate qualcosa di nuovo negli occhi delle
loro bambine, i ragazzi seduti tutt'attorno avevano l'espressione di
chi sta seguendo contemporaneamente una messa e uno strip. Crocetta
spiegava che Patty è la donna del futuro, la matriarca che decideva,
la ragazza senza compromessi che si assumeva ogni responsabilità, la
cantante che avrebbe informato gli anni beat, un po' come
Juliette Gréco aveva informato quelli esistenzialisti. E iniziò
il suo inserimento in quella industria che ha come prodotti "gli
uomini d'oro", "gli anni d'amore", "i plip", "i perdono" e come
saloni d'esposizione i vari festival, gli schermi e i teleschermi.
RAGAZZO TRISTE è il suo primo disco, SCALA REALE la sua prima
apparizione televisiva e IL RAGAZZO CHE SAPEVA AMARE il suo primo
film. A Venezia Patty suonava il pianoforte, aveva una nonna che le
raccomandava di fare la brava ragazzina, seguiva i corsi
dell'Accademia d'arte. Un giorno si stancò di tutto, venne a Roma e
frequentò il PIPER. La sua è una storia d'oggi. E d'oggi è anche il
suo modo di vedere le cose. Anzi, chi la conosce la definisce
l'unico autentico esemplare di beat italiano.
Scusi signorina, è vergine?
"No, grazie al cielo! Trovo che sia molto più morale che una
persona, avendo una simpatia e un affetto per un'altra, abbia un
rapporto completo piuttosto che una via di mezzo. Perché io ritengo
che una donna, anche se non sposata, abbia una propria
responsabilità. Il rapporto sessuale è una cosa normale e giusta,
però deve essere fatto con intelligenza, come qualsiasi altra cosa.
Non capisco però l'atteggiamento che hanno alcune ragazzine, le
quali, appena conosciuto un ragazzo, ci vanno a letto. E' sbagliato
perché un rapporto su queste basi avvilisce la donna e la porta ad
un rinsecchimento interiore. Le ragazzine devono capire che è
naturale, quando stanno vicino a un ragazzo che piace, sentire anche
un'attrazione fisica. E' naturale, non è niente di peccaminoso. Ma
da questo a portarselo a letto il passo è lungo. Devono essere
sicure. Quando io inizio una relazione è perché sento giusto fare
così. Ma non si tratta mai di cose di una settimana, sarebbe troppo
triste. E poi che ti resta".
"I rapporti tra genitori e figli, sono
importantissimi. Nel mio caso particolare ho dovuto formarmi da
sola, ho dovuto affrontare delle responsabilità molto prima delle
altre ragazze. Ma l'ho fatto con intelligenza. Un giorno mio padre
stava mangiando quando io gli dissi: -Caro papà, ho una gran voglia
di fare all'amore-. E' rimasto con la forchetta a mezz'aria,
comunque non ha dato in escandescenze. E' stato un modo come un
altro per rompere il ghiaccio su certi argomenti. Io penso che
affrontare i problemi sessuali in famiglia sia utilissimo e che si
debba parlare del sesso come di Proust o del conto del droghiere.
Solo parlandone un ragazzo o una ragazza imparano a considerare il
sesso come una cosa pulita, non come una cosa da nascondere e
l'individuo cresce meno distorto. Io penso che, se una ragazza
discute in famiglia anche di questi problemi, più tardi avrà la
prima esperienza. Ma purtroppo ci sono moltissime ragazze che fanno
dei compromessi terribili, hanno mezzi rapporti o rapporti
sbagliati. tutto per la mancanza di educazione sessuale. Educazione
sessuale che dovrebbe essere impartita anche nelle scuole".
"La scuola dovrebbe dare una base di morale, una base di
psicologia e una base di cultura. Tutti dovrebbero ampliare il
loro modo di vedere, affrontare nuovi problemi e non chiudersi nei
loro tabù. Non parlando di certe cose a scuola si dà l'impressione
ai ragazzi che si tratti di qualcosa di sporco, di proibito. Ma
anche gli insegnanti, purtroppo, non sono tutti intelligenti. Come
il caso di quella ragazza con gli occhi dipinti. Quella è una
sciocchezza talmente enorme che non riesco ancora a spiegarmela.
Tutto deve essere nato da un momento d'influenze sessuali represse
della professoressa. Ci sono delle persone, come credo quell'alunna,
che per trovare un equilibrio si basano anche sul proprio aspetto
fisico. Vietare il trucco a questa ragazza è come impedirle di
crescere, senza capirsi".
"Io prenderei ben volentieri la pillola
perché trovo sia una cosa molto civile avere dei figli solo quando
un individuo si sente responsabile, quando è sicuro di poterli
educare e dargli un'esistenza tranquilla. Per me è un reato vero e
proprio mettere al mondo dei bambini senza futuro. Però io non la
uso ancora perché voglio essere sicura che sia innocua. Quando avrò
questa sicurezza sarò felice di poterla adottare. Un rapporto
sessuale deve avere una base seria anche perché per ora c'è il
rischio della maternità non controllata. Si, anch'io mi sposerò.
Ogni donna deve sposarsi per via dei figli. Non per il matrimonio in
se stesso. Potrei vivere tranquillamente con un uomo senza sposarmi
ma, poiché vivo in una società che ha tutta questa diffidenza verso
i figli illegittimi, quando vorrò avere dei figli mi sposerò. Non
però con lo spirito di molte donne che si sposano solo per essere
mantenute. Questa non è che prostituzione domestica. All'uomo che
sposerò sarò fedele perché prima di sposarmi avrò la sicurezza di
aver scelto l'uomo giusto. Non voglio fare come tante donne che
prima si sposano e poi desiderano andare con altri. E ci vanno di
nascosto senza avere il coraggio di assumersi la responsabilità. Può
succedere a tutte, anche alla donna più perfetta di questo mondo, di
non amare più il marito e innamorarsi di un altro uomo. E rende
infelice la propria vita, quella del marito e quella dei figli,
quella dell'altro e quella della famiglia dell'altro. Secondo la
legge in questo campo non è ammesso l'errore. E' assurdo. Perciò ben
venga il divorzio, se non altro, restituisce un certo equilibrio a
tutti. E non si dica che i figli ne soffrano. Soffrono molto di più
vivendo tra due persone che si odiano."
"Per me la verginità, quella esteriore, non
è che una pellucchia, una pellicina. Avevo sedici anni e mezzo
quando mi sentii pronta per la prima esperienza. Pensavo che lui
fosse diverso e avesse una mentalità un po' più aperta. Invece, dopo
il fatto, mi voleva sposare perché pensava di avermi compromessa. Io
gli chiesi se era matto. Allora lui andò da mia nonna, con la quale
vivevo, e le disse: -Ho compromesso sua nipote, ma voglio riparare
sposandola-. Ma io avevo già detto tutto a mia nonna e lei gli
rispose: - Non si preoccupi, mia nipote è libera delle sue azioni e
sa quello che fa'-. Non l'ho più voluto vedere. La verginità
esteriore, legata a una pellicina è, da noi, un'invenzione, una
superstizione, un'usanza. Per me è un'usanza barbara. Quella che
conta è la verginità interiore, che niente e nessuno potrà mai
togliere a una donna. E' la dignità, la pulizia dentro di noi,
l'onestà (da non confondersi con la verginità) e la consapevolezza
delle proprie azioni".
"Un altro tabù è quello del pudore femminile.
Quando lavoro mi cambio davanti ai miei orchestrali e non succede
proprio niente. Cos'è questo avere vergogna del proprio corpo? Quasi
tutte le donne che dicono di avere pudore lo fanno per civetteria,
per farsi desiderare. Per seguire la legge del ti vedo e non ti
vedo. Ma cos'è questa ipocrisia? La stessa ipocrisia che c'è nei
cosiddetti delitti d'onore. Ma si può sapere perché ci devono
rimettere la vita tutti quegli uomini che vengono accusati di aver
sedotto la ragazza? Forse che la ragazza non ha la responsabilità
delle proprie azioni e cade come una demente tra le braccia di un
uomo? Lei in quel momento sa benissimo quello che fa, anche se poi
vuole atteggiarsi a vittima. Non c'è violenza che possa competere
con la volontà di una donna. Allora, a rigor di logica, se proprio
vogliono punire qualcuno, puniscano lei che quasi sempre si è
adoperata per arrivare a questo punto".
"Ma cos'è questo fatto di
considerare l'omosessualità in un modo così tremendo! Tra
qualche anno, quando si avrà il coraggio di ammettere che quasi
tutte le personalità della storia, soprattutto in campo artistico,
erano lesbiche o pederasti, cadrà anche questo tabù. Voglio proprio
sapere come la metteranno con Giulio Cesare e Michelangelo. E per
passare a un altro tabù: sa che c'è molta gente che non fa l'amore
perché ritiene che il rapporto sessuale disperda le energie? Non è
affatto vero. Dà invece una carica insospettata. Una volta un
giornalista, con aria paternalistica, mi domandò cosa provavo prima
di cantare. Gli risposi che prima di cantare non provo nulla di
particolare, ma solo la voglia di bermi un bicchiere di whisky e, se
ho sottomano il mio ragazzo, di fare all'amore. E quando ho finito
di cantare ho gli stessi desideri. Ha spalancato la bocca e penso
sia rimasto così. Un altro tabù è il luogo comune che considera le
prostitute come delle povere donne cadute, senza volerlo, in quella
vita. Non è affatto vero. Se una fa la prostituta è perché dentro di
sé è tale. Io, se dovessi essere costretta ad andare con qualcuno,
potrei anche diventare matta e finire in una clinica sotto choc. Il
secondo fine nel rapporto sessuale non deve assolutamente esistere.
E' questa la vera verginità". Vittorio Pescatori
MEN
BEAT AL BURRO (SALE E PIPER)
2 DICEMBRE
Le canzonette ci
circondano, penetrano in noi, ci assalgono, ci sbatacchiano al muro,
anche se non vogliamo e non soltanto all'epoca del Festival di
Sanremo. Sono realtà e immaginazione, un' immaginazione spesso
irresistibile, una realtà spesso inconfutabile. Sono noia e sesso.
No? Una iniezione indolore di sesso. Quando torniamo a casa, ci
liberiamo della buccia che ci ha ricoperto durante tutto il giorno:
scarpe, cappotto, guanti e cappello; cerchiamo di dimenticare le
nostre pesanti otto ore e ci prepariamo, con il cuore leggero, a
quella passiva forma di evasione che si chiama televisione.
Incomincia l'iniezione. Alla televisione l'erotismo è proibito. Ma
ci sono le canzoni. Già dai tempi di Jula de Palma (allora la TV era
alle prime armi), l'Ente di Stato faceva da tratto d'intesa o, se
preferito, da ruffiano tra le esibizioni erotiche delle canterine di
turno e di moda e l'uomo telespettatore, sotto lo sguardo
compiacente ed ignaro della moglie di questo. E lui, l'uomo
telespettatore, tra i "tua" pronunciati da un'enorme bocca a 21
pollici pieni, tra gli ammiccamenti delle "tigri", tra i grugniti
baritonali delle "pantere", tra i movimenti monotoni a ruota delle
mani dei "caschi d'oro" faceva la sua scelta. Si, proprio così la
vorrei. Per un mese intero su un'isoletta deserta, magari d'Agosto.
Tutto questo, sotto lo sguardo della consorte telespettatrice, come
già detto, compiacente ed ignara.
E non solo le interpreti, ma le stesse canzoni invitavano l'uomo
a pensare all'isoletta. Come quella di questa estate che il
"tratto d'intesa" ci propinò dal tubo catodico: "Una ragazza, facile
da prendere e da lasciare, da stringere e baciare, che non mi crei
problemi; una ragazza facile che non mi parli più di quelle cose
serie che ripeti sempre tu, da uscirci e, poi, scordarci e
richiamare se mi va; e che non voglia essere la dolce mia metà". Un
bel passo avanti. No? Essere chiari ed espliciti è un grosso pregio.
E' un segno dei tempi. L'uomo e la donna di oggi sono impietosi e
sinceri. Ma tutte queste cose il telespettatore non le sa. Si ciba
tutto a piatto coperto. E non sa nemmeno che in Italia le canzoni si
ascoltano e si vivono in casa, a differenza di quanto avviene
all'estero nei vari Chelsea, Carnaby Street, Greenwich Village,
Montmartre, St. Germain, Broadway e così via, dove la musica è per
la strada: nei pubs, nei bistrò, negli snacks. E non solo la musica
ma anche i suoi adepti, quelli che di essa, fanno una ragione di
vita, che la uniformano ai propri istinti, ai propri gusti. In
Italia, qualcosa in questo senso (ma di autarchico) si è fatto. Da
un'idea presa in prestito dall'estero è nato il Piper, dove , se ti
avvicini per abbracciare una ragazza e mormorarle una parolina
nell'orecchio, questa accenna ad una mossa di shake o peggio di
karatè, dove se le dici "t'amo" ti guarda come se fossi l'uomo
invisibile e quando ti ha visto, ti manda a quel paese. La donna di
quest'anno, forse solo quella del Piper, è beffarda e indolente,
crudele e spregiudicata. E' probabile che sia questa la preferita
dell'uomo d'oggi, uomo che con giacca e cravatta e mani in tasca
scende le scalinate del tempio dello shake e adocchia le bambine che
ancheggiano sulle pedane luminose. Per farla breve, la ragazza tipo, o meglio la cantante
tipo di quest'anno e del prossimo, la nuova "sex goddes", il nuovo
"sex symbol" è Patty Pravo, che il telespettatore di cui sopra
ha visto come una nuova meteora in "Scala Reale", velocemente, ma
quel tanto che è bastato per farlo sobbalzare sulla poltrona, sotto
lo sguardo compiacente ed ignaro eccetera eccetera. La bella che ha
sconfitto le forme geometriche dello stile Courrèges, i mielismi
baritonali della "pantera", le unghiate della "tigre", l'androginismo
atletico di Dalida, quella che ha ridicolizzato, infine, l'archetipo
della donna elegante con tacchi alti, borsetta, pelliccia di visone
è proprio lei : Patty Pravo. Un nome scelto non a caso da quel
furbacchione che l'ha tirata fuori. Si chiama Nicoletta. Ma
Nicoletta non funziona. Funziona Patty e funziona Pravo che è molto
vicino a depravato, depravata o depravazione. Un trucchetto
psicologico che scava nel subconscio e fa trillare il campanello
d'allarme dei sensi e del telespettatore maschio adulto e non. Saint
Germain-des-Près aveva trovato il suo idolo in Juliette Gréco,
donna di estrema avanguardia per i tempi che erano. Il beat
all'italiana, i giovani, il Piper, ed anche quei quarantenni, che
scendono le scale del tempio con le mani in tasca, hanno ora la loro
regina. Gli esistenzialisti di ieri e gli oltranzisti di oggi hanno
dimostrato di preferire una regina ad un re. Perché? Perché il
matriarcato è alle porte. Hai voglia di schiacciare la testa a tua
moglie. Tua figlia è già una Patty Pravo. Una che i ragazzi se li
fuma come sigarette, almeno a sentire quello che dice lei, la
diciottenne regina del Piper che definisce crudelmente la verginità
una "inutile pellecchia". Il telespettatore, maschio adulto e non,
la vede sul video, legge queste cose sui giornali e la prossima
volta che la incontra a 21 pollici, moglie permettendo, è pronto a
tutto. Il gioco è fatto e il furbacchione che l'ha tirata fuori
vende dischi a migliaia. Un fatto commerciale dove il sesso entra
per modo di dire. Una borghesuccia qualunque (borghese anche se non
è andata a scuola dalle Orsoline), che aspirava ad un po' di
libertà, è diventata in un batter d'occhio un qualcuno, tanto che io
ora ne vado scrivendo. Fuma la pipa, mastica tabacco (dice che non
lo fa per sbalordire, ma che le piace), non vuol dire il suo vero
nome, ha una famiglia che "non frequenta", è indipendente da sempre,
si dichiara l'unica cantante beat italiana (e lo è), odia la
Caselli, non dialoga con i quarantenni (le fanno un po' schifo),
detesta i compromessi, non le interessa il successo, le manca
l'affetto, vorrebbe un marito (poveraccio) e dei figli, è
indifferente a tutto, spesso insolente, è tutta istinto, non conosce
la ragione (nessuna logica può mai distoglierla da quello che
sente), tenta sempre di mettere in imbarazzo il prossimo (ma non
sempre ci riesce), dice le parolacce, è bionda, porta i capelli
lunghi e così anche i pantaloni (vita bassa con cinturone,
naturalmente). Ad intervistarla non ne esce fuori niente, non
collabora, soprattutto perché se ne strainfischia di tutti. E
fisicamente com'è? A me, quasi quarantenne, piace. Decisamente sì.
E' carina, molto carina, un burro, un qualcosa di morbido che si
stringerebbe molto volentieri. Ma quando è lì su, su quelle pedane
dei Pipers di tutt'Italia, mette quasi paura. Sfodera unghie,
grinta, gola, beat, rhythm and blues. Microfono in mano è
incredibilmente positiva. Non giudicatela dal primo disco che ha
inciso. Dal punto di vista tecnico è pessimo. Aspettate il prossimo
o andatela a consumare di persona. Quando "esce" lei, sempre di
spalle, con una "scena" da diva consumata, i "piperini" si
inchiodano, non ballano per qualche minuto, la guardano (ascoltano
la regina) e, poi, riprendono il ballo, muovendosi come fa lei.
Giacca e pantaloni da uomo, bianchi o neri. Elegantina. Agita i
capelli (un'onda di mare biondo), alza un braccio, punta un dito.
Già fa moda. Lo shake non esiste più. Si balla come si vuole, come
ci si sente, o come balla Patty che è una di loro. Tranquilla,
disinvolta, indifferente sotto gli sguardi di mille uomini. Una che,
anzi, è più avanti di loro. Sì, perché è la donna del '67. Quella da
portare sull'isoletta, in agosto. Sergio Modugno
BOLERO TELETUTTO
CHE COSA VOGLIONO I GIOVANI?
4 DICEMBRE
Sino a
qualche tempo fa si chiamava Nicoletta Strambelli ed era una
diciottenne come tante: carina, disinvolta, abbastanza sicura di sé.
Viveva nella sua città, Venezia, con i nonni. Aveva conseguito la
licenza liceale e frequentato per 8 anni il Conservatorio studiando
pianoforte. Non sapeva ancora cosa avrebbe fatto del suo avvenire
quando, una sera, trovandosi a Roma, andò al Piper a far quattro
salti con degli amici. La solita situazione: gli amici sapevano che
Nicoletta aveva una bella voce e la costrinsero a salire sulla
pedana a cantare. Fu un successone. Dopo mezz'ora Nicoletta
Strambelli aveva cambiato vita, aveva persino cambiato nome. Ora si
chiamava Patty Pravo e aveva in tasca il contratto che la legava a
una nota casa discografica. Un disco, "Ragazzo triste",
un'apparizione a "Scala Reale", e le porte di Sanremo le si sono già
aperte. Volendo conoscere questo "fenomeno" che esalta i giovani e
desta una certa curiosità anche nei "vecchi", abbiamo pensato di
dare un tema alla nostra intervista: i giovani d'oggi. Patty, che
oltre a essere giovane, canta per loro, dovrebbe conoscerli bene.
Oggi si fa un gran parlare dei giovani e del loro mondo: è un
problema di scottante attualità. Il loro modo di pensare lo
conosciamo e abbiamo voluto parlarne con Patty serenamente, senza
pregiudizi. Lei a sua volta ce ne ha parlato con sincerità. Ecco la
"registrazione" della nostra conversazione che, come vedrete, è
stata vivace e non sempre ci ha trovati d'accordo. E' chiaro che voi
giovani non siete d'accordo con le idee della passata generazione,
dite che non riuscite ad amalgamarvi... Perché? Patty risponde
subito. E' una ragazza molto decisa e sicura di sé. Tutto il nostro
colloquio s'è svolto con un ritmo velocissimo. Evidentemente lei ha
già chiare in testa quelle che ritiene le soluzioni dei suoi
problemi. "Voi vecchi" dice " non potete capire certe cose perché
tra noi e voi c'è ormai un abisso. Tuttavia rispettiamo le vostre
idee anche se non le condividiamo: ma è chiaro che la vostra società
poggia su strutture superate. Troppa ipocrisia, troppi pregiudizi,
troppa falsità. Noi siamo per una società più autentica, più
vera..." Parole dure ma vere: che la nostra società sia
sbagliata lo dimostra il fatto che il mondo non riesce a realizzare
la pace. In un modo o nell'altro, in qualche angolo, c'è sempre
gente armata che si affronta. Ma come cambiarlo questo povero mondo?
Forse i giovani non sbagliano quando parlano di affratellamento di
tutte le razze: niente più confini né bandiere... Utopie? Forse. Ma
nessuno della passata generazione si augura che non diventino
realtà! Siete contro la guerra ma è chiaro che tutti noi, giovani e
vecchi, siamo contro la guerra. Ma piuttosto i giovani, oltre che
protestare, hanno delle chiare e concrete proposte da fare? "I
vecchi dovrebbero anzitutto insegnare ai giovani ad essere liberi,
dovrebbero metterli in condizione di sentirsi liberi. Insegnare loro
a vivere e ad avere una loro responsabilità. Insomma, dargli la
possibilità di risolvere da soli i loro problemi. Su questi
presupposti si potrebbe incominciare a parlare di un mondo più
libero, senza guerre." Quelle di Patty Pravo sono indubbiamente
delle idee nobili che sulla carta condividiamo. Ma che però in
pratica non bastano. Possono costituire una partenza positiva ma in
ultima analisi restano delle utopie. Siete contro la menzogna. E' un
principio nobilissimo. Ma non credete che a volte la menzogna sia
anche necessaria per una buona convivenza con il nostro prossimo?
"Per principio, siamo per la schiettezza nei rapporti umani. Per la
più assoluta schiettezza possibile anche se questo può essere
sgradevole. Sia ben chiaro però che salviamo il principio dell'
educazione. Per mantenersi in linea con la nostra sincerità non
scendiamo mai a compromessi , piuttosto ci asteniamo da un giudizio
anche se il dire di si o di no potrebbe farci comodo." Portare per
protesta capelli lunghi e vestiti strani. Vorrebbe essere, crediamo,
un modo di andare contro corrente. Lei lo trova necessario? E ci
tolga una curiosità: questi giovani vanno in ufficio o in fabbrica
così messi? "Non lo trovo necessario, ma ritengo che non sia neanche
il caso di farne una tragedia. Del resto, comprendiamo la vostra
reazione perché siete troppo abituati a vestirvi in modo
conformista. Certo anche a noi non piacciono le esagerazioni. Però
se uno, pur avendo i capelli lunghi, svolge le sue mansioni non
vediamo che cosa ci sia da ridire." E' chiaro che per noi "vecchi" i
principi estetici debbano essere rispettati; però anche qui i
giovani per protestare contro un mondo che non accettano hanno
scelto la maniera più pacifica ma anche più evidente: capelli
lunghi, abiti eccentrici ecc. Loro dicono: noi non abbiamo come voi
anziani a disposizione la stampa, la televisione e la radio e, data
la nostra età, non possiamo occupare posti al Governo. Come potevamo
dimostrarvi che non siamo d'accordo con voi? La spiegazione - se la
si accetta per vera - non è certo tutta da condannare. E a questo
punto ci pare giunto il momento di intavolare con loro un discorso
più ampio e libero di preconcetti. Sempre che, naturalmente, si
cominci ad andare d'accordo tra noi "vecchi". Oggi i giovani si
scatenano nel ballo. Il ballo una volta era un modo come un altro
per tenere stretta la ragazza che ci piaceva. Oggi invece voi
giovani ballate staccati, quasi dimenticandovi reciprocamente.
Ballate immersi in un frastuono infernale. Vi scatenate in modo
forsennato ricordando molto i balli dei negri d'Africa. Che
sensazioni provate in quei momenti? "Una volta si ballava stretti
stretti perché non c'era un altro modo per creare un po' d'intimità.
E allora si approfittava di quell'occasione... Oggi non abbiamo più
bisogno della complicità di una sala da ballo. Grazie al cielo siamo
più liberi e possiamo anche baciarci senza bisogno di nasconderci.
Cosa proviamo ballando nel rumore? Ciò che un pittore prova quando
esterna sulla tela le proprie sensazioni. Un piacere e uno sfogo dei
propri sentimenti." Per quanto riguarda il loro modo di ballare
siamo d'accordo. In fondo ogni generazione ha avuto la sua dose di
ballo scatenato. Il charleston, il boogie woogie, il rock and
roll... Ma in quanto all'atmosfera "peccaminosa" cui ha accennato
Patty Pravo, tutto rimaneva nei limiti del buon gusto. Insomma, se
anche si approfittava dell'occasione-ballo era perché non godevamo
né cercavamo quel tipo di libertà disinvolta di cui oggi i giovani
godono. Ed ora una domanda, l'ultima. Patty Pravo fa la cantante e
si esibisce con un suo complesso beat. E' uno dei mille e mille
complessi beat che agiscono in Italia. Secondo lei queste formazioni
partecipano moralmente alle proteste e al modo di comportarsi dei
giovani che fanno ballare? Oppure è solo una maniera di sfruttare il
momento? "Sì, partecipiamo, e con la massima buona fede. Ci pare
giusto infatti che vengano portati in musica i problemi d'oggi. Se
poi qualcuno se ne approfitta per ragioni esibizionistiche, allora è
un altro discorso!" A questo punto Patty si congeda dovendo andare a
provare dei nuovi pezzi con il suo complesso. Facciamo un rapido
bilancio della conversazione. Patty è stata senz'altro sincera e
onesta nel difendere i suoi principi. Tuttavia, ascoltandola, non
abbiamo potuto fare a meno di rimanere sconcertati. E' chiaro che
almeno una parte della gioventù è in profonda rottura con la
tradizione. E' un fenomeno che non va sottovalutato: più che le
critiche fini a se stesse occorre affrontare il problema senza
pregiudizi e con schiettezza. Anche questi giovani rappresentano il
mondo di domani e solo cercando di capirli potremo costruire con
loro e per loro un avvenire. v.v.
L'interno del PIPER di Torino
EPOCA
QUESTA E' PATTY PRAVO: LA YE' YE' MANGIA SOLDI
11 DICEMBRE
Torino - E' la sirena dei
capelloni, l'ugola d'oro dei beats italiani, la sacerdotessa dei
Pipers. Si chiama Patty Pravo, ha diciott'anni, un corpo sottile e
ben proporzionato, lunghi capelli biondi, un viso paffutello e assai
grazioso. Indossa eccentrici abiti dalle gonne cortissime o
incredibili smokings ideati apposta per lei da Yves Saint Laurent.
Una dozzina di sottili anellini le ornano l'anulare e il mignolo di
entrambe le mani. Sorride spesso in modo cattivante e malizioso.
Parla con un leggero accento romanesco, sforzandosi invano di
nascondere l'incancellabile cadenza veneta che le deriva dall'esser
nata a Venezia, dove ha soggiornato a lungo. Canta in modo
assolutamente originale, senza imitare nessuno dei suoi più celebri
colleghi. Più che cantare, quand'è davanti al microfono urla,
ringhia, ruggisce. Con la sua voce roca, calda, penetrante suscita
il delirio fra i coetanei che l'ascoltano e pretende di sbigottire
gli attempati borghesi invocando la parità dei sessi o chiedendo
chitarre per sparare sulla pace nel Vietnam. Sei mesi fa Patty Pravo
non era ancora nata. Al suo posto esisteva Nicoletta Strambelli, una
spigliata e intelligente ragazza di provincia con tante idee e tanta
confusione in testa. Le pareva già di conoscere il mondo. Dopo aver
abbandonato la sua bella casa sul Canal Grande rinunciando di
proposito agli agi che il padre, proprietario di una industria
cantieristica, poteva assicurarle, era stata a Tunisi, Parigi e
Londra. Aveva deciso di vivere la sua vita, di tentare la avventura
beat. E c'era riuscita. Nel giugno scorso Nicoletta Strambelli
approdò chissà come a Roma e qui incontrò chi seppe trasformarla, in
poche ore, da svogliata e bizzarra studentessa in applaudita
reginetta della canzone. Fu un miracolo, uno di quegli strani
miracoli che accadono oggi nel vertiginoso mondo della musica
leggera. Una sera andò a ballare al Piper, il locale degli
addomesticati capelloni italiani. Il suo modo sfrenato di danzare,
non privo d'una certa grazia istintiva, piacque allo stesso
proprietario del Piper e a certi amici ch'erano con lui e che
lavorano nell'industria discografica. Provarono a farla cantare.
L'esperimento riuscì e Nicoletta Strambelli divenne, seduta stante,
Patty Pravo, una cantante di successo, la rivale di Rita Pavone e
Caterina Caselli. Da quel giorno ad oggi sono passati appena sei
mesi. Patty Pravo, nel frattempo, è diventata un personaggio, un
mito, un simbolo, un prodotto di largo consumo, una disumana
macchinetta mangiasoldi. I suoi dischi si vendono a migliaia, i
locali dove canta traboccano di una folla di adolescenti in estasi.
C'è chi si arricchisce con le sue canzoni, chi le suggerisce cosa
fare e cosa dire, quali motivi cantare, come vestirsi e come
truccarsi. Patty Pravo ubbidisce, recita puntualmente la sua parte.
Non le viene mai il sospetto di essere un docile strumento in mano a
gente tanto più furba di lei? Oppure crede di avere una volontà sua,
idee proprie? Si presta al gioco per il gusto di divertirsi o per
avidità di denaro? Cosa c'è ancora di schietto e genuino nel suo
animo di ragazza frastornata? E' difficile rispondere, riesce
impossibile azzardare un giudizio. Ognuno è libero di trarre le sue
conclusioni, noi trascriviamo qui sotto, testualmente, il bizzarro
colloquio che abbiamo avuto con lei, la settimana scorsa, in un
albergo di Torino.
Le piace ballare? Perché mi dai de lei?
Proviamo col tu, ci riuscirà più facile.
E va bene. Ti piace ballare?
Molto, è il mio svago preferito.
Questi balli moderni, però, mi sembrano
troppo scatenati, incomposti, persino un po' incivili. Non ti pare?
CHe sensazioni provate, voi giovani, quando vi abbandonate a certe
frenesie? Una volta si ballava guancia a guancia, stretti
stretti, perché non c'era un altro modo, non esistevano altre
occasioni per creare un po' d'intimità. Oggi non abbiamo più bisogno
della complicità di una sala da ballo, siamo più liberi e possiamo
anche baciarci senza bisogno di nasconderci. Cosa proviamo ballando
nel rumore? Ciò che un pittore prova quando trasferisce sulla tela,
coi pennelli, coi colori, le proprie sensazioni: un piacere e uno
sfogo dei propri sentimenti.
E ti piace cantare? Sì, mi riesce facile, canto per
istinto e non penso a nulla. Cosa provi prima di cantare? Ho voglia di cantare.
E dopo aver cantato? Sono stanca.
Patty Pravo: che cosa significa, che cosa vuol dire questo
nome d'arte? Boh... me l'hanno appiccicato, non ne so nulla.
In questi ultimi tempi sei stata di volta in volta definita:
Ninfa Egeria dei capelloni, la fine del mondo canora, il sex-symbol
yé-yé, la Patty da legare, la voce che graffia, la mantide beat.
Quale di queste definizioni ti ha più lusingato? Decidi un po'
tu...
Ti piace il successo? Sì, perché mi dà la carica.
E i quattrini? Ci tengo moltissimo, ma
meno del successo. Con i quattrini, infatti, non si conquista la
libertà che è il bene supremo della vita.
Quali sono i cantanti che preferisci?
Otis Redding e Tom Jones fra gli stranieri, Mina e Lucio Dalla fra
gli italiani.
E la musica classica? Beh... sì, non so... Vivaldi, i
concertisti del Sei - Settecento. La musica lirica, invece, tranne
Wagner, la odio tutta, mi è insopportabile.
Leggi qualche libro? Adesso molto pochi,
non ho tempo.
Qual è l'autore che preferisci? Proust.
Qual è il personaggio de I promessi sposi
che più ti affascina? La Monaca di Monza.
Se tu dovessi salvare da un ipotetico
diluvio universale cinque libri, quali sceglieresti? "Ulisse" di
Joyce, "Les fleurs du mal" di Baudelaire, "La strada di Swann" di
Proust, il Vangelo, i cartoons di Charlie Brown.
Leggi qualche giornale, i quotidiani?
No, nessuno, non mi interessano. I giornali italiani sono fatti
male, mi sembrano pieni di articoloni inutili e noiosi. Credo siano
i peggiori del mondo.
Sei golosa? Molto. Adoro i dolci e la pastasciutta:
soprattutto gli spaghetti, con molto burro e formaggio.
Sai cucinarti un piatto di spaghetti? Non saprei nemmeno da
dove cominciare.
Pratichi qualche sport? Hai qualche hobby? Nessuno, non ho
tempo, devo lavorare. Lavorare e basta. Che cosa ne pensi dei capelloni? Non ci bado. Ma
esistono veramente i capelloni? E chi li ha mai visti? Non mi
azzardo certo a misurare il fascino o l'intelligenza dei miei simili
dal loro modo di vestirsi o dalla lunghezza delle loro chiome!
Se non facessi la cantante, che
mestiere ti sceglieresti? Nessuno, vivrei.
Quanto guadagni al mese?
Non lo so. Lasciami pensare... Mezzo milione per serata, faccio tre
serate alla settimana... Poi ci sono i diritti sui dischi, le
esibizioni straordinarie, la televisione... Beh, insomma, guadagno
abbastanza bene! Ma ho anche molte spese: i viaggi, gli alberghi, la
mia orchestra, i vestiti, il parrucchiere, le tasse... Per le mie
cosette mi bastano ventimila lire al giorno.
Ventimila lire al giorno?
Non ti sembrano tante? Come le spendi? Non lo so.
Se tu guadagnassi moltissimo,
supponiamo cento milioni al mese, cosa faresti? Farei le stesse
cose che faccio adesso. Credi nella fortuna? No, credo solo nella forza di
volontà e nelle capacità individuali.
Qual è il peccato più grave che un uomo
possa commettere? Giudicare i suoi simili.
Dici mai bugie? E tu?
Ritieni che il denaro riesca a
dare la felicità? No, ma con i soldi si risolvono molti problemi
pratici della vita, si realizzano certe aspirazioni.
Che cosa, allora, può far felice un uomo? Il vero amore.
Che cos'è la felicità? Amare ed essere
amati.
Sei mai stata innamorata? Spesso, ma credo di non aver ancora
incontrato il grande amore.
Ti piacerebbe sposarti? Certo, e mi sposerò senz'altro, ma
solo con l'uomo che amerò veramente, profondamente.
Come pensi che debba essere
quest'uomo? Per ora ho l'impressione che sia lontano.
Sei favorevole o contraria al divorzio? Favorevole, ma con
una legislazione che non sia troppo generosa in materia. Trovo
idiota consentire alla gente di sposarsi alla mattina per poi
divorziare al pomeriggio.
Dovendo trascorrere dieci giorni su un'isola deserta del
Pacifico, chi ti sceglieresti per compagno? Di questa
possibilità ne ho parlato appunto mezz'ora fa, al telefono, col mio
ragazzo che sta a Roma. Ma purtroppo si tratta di una possibilità
solo teorica, in quanto non mi posso prendere dieci giorni di
vacanza. Ho troppo da lavorare, adesso.
Credi in qualche cosa? Ho tre grandi ideali: l'amore,
l'amicizia, la libertà.
Cosa intendi per libertà? Vivere le propria vita senza
infastidire né essere infastidita dal prossimo. Il mio concetto di
libertà è condensato nella frase evangelica: non fare agli altri ciò
che non vorresti fosse fatto a te stesso.
Secondo te, i giovani d'oggi hanno una morale,
aspirazioni, sogni, ambizioni diversi da quelli che hanno gli
anziani? Ogni generazione è diversa da quella che la precede o
la segue. Tra la nostra generazione e la precedente esiste,
soprattutto qui in Italia, una grossa frattura. C'è molta
incomprensione, mancano la possibilità e la volontà, da parte degli
anziani, di impostare un dialogo. Le cose del mondo d'oggi cambiano
molto in fretta e i "vecchi" sono incapaci, spesso, di avvertire
questi vertiginosi mutamenti.
A quale età, oggi, s'invecchia? Un ragazzo o una ragazza
possono invecchiare anche a quindici anni.
Cosa ne pensi dei quarantenni? Come li
giudichi? Sono dei sorpassati. Le loro galanterie sono goffe e
mi fanno ribrezzo, la loro moralità è peggio dell'immoralità, il
loro perbenismo è fatto di menzogne.
E i tuoi coetanei come li giudichi? C'è
molta confusione nelle loro teste.
I giovani, in Italia, sono degli incompresi?
Non si tratta di incomprensione, ma piuttosto di cattiva educazione.
Gli adulti italiani non hanno mai cercato di preparare con coscienza
e serietà i giovani alla vita, insegnando loro, in famiglia e nella
scuola, ad essere responsabili delle proprie azioni. I giovani
d'oggi affrontano la vita impreparati e quindi sbagliano spesso,
sono immaturi, si prendono eccessive libertà. Ma la colpa non è
loro, è di chi non li ha educati, di chi li ha disabituati a pensare
tenendoli per troppo tempo sotto tutela.
Gli uomini politici hanno
coscienza dei problemi dei giovani? Si sforzano di comprenderli?
In Italia non si fa nulla per capire e aiutare i giovani. Da noi i
giovani sono considerati dei pazzi o degli irresponsabili, e non
delle persone che domani voteranno e avranno delle concrete
responsabilità nella vita del paese. Come si fa a trascurare i
giovani? Che razza di saggezza politica è mai questa?
Se non fossi nata in Italia, dove ti piacerebbe essere nata?
In Inghilterra. Quand'ero a Londra, vivevo magnificamente.
Passeggiavo, ballavo, dipingevo. Andavo in giro ad offrire, nei
caffè e nei ristoranti di Soho, i miei quadretti in cambio di un
paio di sterline o di un semplice invito a cena. Non ho mai
incontrato nessuno che mi criticasse o mi mancasse di rispetto.
Perché hai lasciato la famiglia e te ne sei andata da Venezia?
Troncai con la famiglia, con lo studio e con tutto perché ero stufa
di vedere intorno a me tanti morti, tante ombre, tanta gente che non
mi dava affetto, né intelligenza, né comprensione. Mi sentivo
oppressa da morire, e Venezia mi pareva una città di fantasmi.
In quale epoca avresti voluto
vivere? Al tempo di Ulisse, di Giulio Cesare, di Barbarossa, dei
Medici, di Napoleone, di Cavour? Mi piacerebbe nascere domani.
Qual è il personaggio di tutti i tempi che più ha contribuito al
progresso dell'umanità? Eva, che nel paradiso terrestre ha
mangiato la mela. Eva, rispetto alle altre donne, è sempre in
vantaggio di un morso.
E il personaggio più nefasto? In tutte le epoche e in tutte
le parti del mondo ci sono sempre stati dei lazzaroni.
Qual è l'uomo politico che ammiri di più?
Kennedy.
E dei viventi? Nessuno. Cosa ne pensi di Moro? Moro? Bel colore!
E di Nenni? Una persona
intelligente... ma anche Moro è intelligente.
Sei ottimista o pessimista
circa l'avvenire del mondo? Ottimista, guai se non lo fossi! Amo
troppo la vita, per essere pessimista.
Da dove verranno, in futuro, i maggiori
pericoli di guerra? Dalle parti più ambiziose e meno mature,
dalle regioni dove c'è troppo freddo e troppo caldo.
Che ne pensi del Vietnam?
Appoggi la politica degli americani o quella dei cinesi? Ma
perché non si mettono d'accordo? Americani e cinesi dovrebbero
obbedire a Lord Russel che da tempo, ormai, raccomanda di preferire
l'amore alla guerra.
Hai qualche simpatia politica? Non sono conservatrice, anche
perché in Italia non c'è proprio nulla da conservare, tranne il
sole, il mare, le spiagge... Qual è l'uomo politico italiano che più ti piace?
Garibaldi.
Se diventassi capo del governo e avessi i pieni poteri, quale
provvedimento prenderesti per primo? Mi dimetterei.
Gianfranco Fagiuoli
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