Amata come una regina

 

Biografia di Luciana Peverelli - SORRISI E CANZONI n.10 - 9 marzo 1958 - 6^ parte

 

Darryl Zanuk - Zanuk afferra Juliette per un braccio e la porta a bere un bicchiere nel suo bombardiere trasformato in salotto. Juliette ride: "Oh, questi miliardari americani!". E Darryl col tono di un ragazzino timido: "Signorina Juliette, posso accompagnarvi a fare un giretto? Col bombardiere, naturalmente". "Perché no - dice lei con grazia - Vengo con voi per vedere qualche animale. Mi piacerebbe vedere degli elefanti. Finora non ho visto che dei coccodrilli. Mi piacciono molto gli animali, sapete? Ho visto tre uccelli nuovi oggi. Dove ci sono dei coccodrilli si vedono sempre degli straordinari uccelletti che vanno a mangiare sulle loro teste". Il piccolo negro di 14 anni che fa da groom, giunge le mani in gesto di ammirazione, e Richard Todd, lascia cadere la sigaretta di bocca: "In fondo, Juliette ha qualche cosa che le altre donne non hanno". Dickie Bird, l'ingegnere del suono, spiega: "E' la sua voce. E' una voce che fa tremare anche le macchine da presa". Adrian Worker supplica: "Vi supplico, signor Zanuk, lasciateci. Non finiremo mai il film...". Ma forse ha torto; Juliette Gréco è molto più fotogenica quando Zanuk è là. "L'Africa è meravigliosa - dice Juliette - vorrei tanto ritornarci".

Ed è per questo che Darryl Zanuk accetta, un mese dopo, di girare un film "Le radici del cielo" tratto dal romanzo di Romain Gary. Trovato il regista, John Huston, qualche mese dopo, ne discute con lui. John Huston parla con ammirazione: "La protagonista del film è una tedesca, una donna che ha visto molte cose, che ha vissuto molto e che è finita Dio sa come tra i negri dell'Africa. Si innamora di William Holden' e parte con lui per difendere gli elefanti. Voi vedete il tipo, non è vero, signor Zanuk? Una donna molto alta, bionda, con gli occhi chiarissimi. Ci vedrei Ingrid Bergman, per esempio". Zanuk fa un balzo sulla seggiola: "Ma che dici? Questa è assolutamente una parte per Juliette!", esclama con aria rapita. Huston, sbalordito, lo guarda con ira: "Ma Darryl, Juliette Gréco è bruna". "Cosa importa - brontola Zanuk - diremo che sua madre era còrsa. Può essere benissimo, che un tedesco di Amburgo abbia sposato una donna còrsa, no? Voglio fare di Juliette una "star" e questo è il film che riuscirà a compiere il miracolo". Più tardi, Darryl ha spiegato a Juliette che differenza c'è tra una "star" e una "vedette". "La stessa differenza che c'è tra una hostess d'aeroplano e il sole. La hostess gira intorno alla terra, ma la terra gira intorno al sole". Per metterla così in alto, Darryl ha dunque cambiato un po' il romanzo di Romain Gary "Le radici del cielo". Nel film Minna la tedesca avrà una madre còrsa: non sarà una alta infermiera pallida e bionda, ma una gitana morbida e bruna. Juliette girerà il film nell'Oubangui-Chari. Darryl spenderà cinquecento milioni per riceverla. Farà costruire, in piena foresta vergine, un villaggio di cinquecento abitanti. Per rispettare il colore locale, ci saranno molte capanne di paglia davanti alle macchine da presa, ma dietro, ci sarà un grande albergo nuovo, con l'aria condizionata, perché Juliette non abbia troppo caldo nelle ore di riposo. "La sua carriera di diva internazionale - dice Zanuk - è iniziata nell'istante in cui l'ho vista al Waldorf Astoria, chiusa nel suo lungo abito nero chiuso fino al collo e creato da Dior, col viso pallido e con gli occhi chiusi".

In quanto a Juliette, anche lei ricorda il suo primo film americano con emozione. "Ho capito che nel libro della mia vita cominciava un nuovo capitolo. Mi offrivano un milione di franchi per girare tre minuti in un film che si svolgeva in Messico. Sapevo che nel film, oltre altri attori recitava Mel Ferrer che conoscevo bene, che mi era tanto amico. Ma avevo un po' di panico egualmente. Partii con Patterson, e con Crocodile, il mio pianista e la mia cagnolina, perché non sono capace di rimanere sola un minuto. Ho terrore della solitudine. Ma quando arrivai sul set, inaspettata da tutti fuorché da Ferrer che aveva già ricevuto cinquanta telefonate da Zanuk, il panico aumentò invece di diminuire. Ava Gardner mi guardò esterrefatta e poi mi voltò le spalle. Il regista si volse a Mel e gli disse disperato: "Ma Ferrer, io avevo chiesto una biondina piccola, maliziosa, un tipo di midinette parigina". "Proprio quello che è lei!", tuonò una voce. Era Darryl Zanuk arrivato in quel momento. "Anzi - aggiunse col tono di un dittatore - vorrei che la scena venisse allungata. Non più tre minuti. Almeno sette minuti". Un gran silenzio piombò sul set e io tuttavia  ancora non avevo capito quale era il sentimento che avevo ispirato in lui". Quest'uomo di cinquantatre anni, che ha l'aspetto classico di un colonnello inglese dell'armata delle Indie del secolo scorso, cominciò a farle la corte da quel momento con pudori da collegiale.

 

Un morente le parlò dell'amore di Darryl - Finalmente un giorno, Gregory Ratoff si decise a parlarle. Gregory era uno strano colosso rumoroso - attore celebre a Mosca fino alla rivoluzione, attore pronto a far tutto nel cinema americano, dopo la rivoluzione. Assomigliava un po' a Orson Welles, i capelli sempre arruffati e molti tic. Da molto tempo Darryl voleva bene a Gregory e Gregory voleva bene a Darryl. Erano sempre insieme, la gente si aspettava di vederli andare in giro qualche volta la mano nella mano. E Ratoff viveva con un solo scopo: quello di rallegrare, illuminare, e riscaldare l'anima di Zanuk.

Quel giorno, Zanuk che si consumava d'amore per Juliette errava cupamente tra le scene de "Il sole sorge ancora". "A te, Gregory - gridò il regista - Tu sei ubriaco. Sali la scalinata; Ava scende. Tu la afferri al passaggio, e come un ubriaco, le fai fare goffamente tre giri di valzer prima di ruzzolare sul fianco". Ratoff gettò un dolce sguardo da cane fedele al suo  vecchio e cupo amico Zanuk e gridò: "Guarda, Darryl!". E, saltellando sulle sue piccole gambe, salì la scala, afferrò Ava Gardner per la cintura, e si mise a ballare con lei come un grosso orso impacciato con la più bella ragazza del villaggio. Mandava intanto inarticolati grugniti, pestava i piedi di Ava, guardava di sbieco per vedere se Darryl rideva, e scendeva i gradini girando su se stesso. Un gradino, due gradini, tre gradini... Gli attori, le comparse, gli operatori, i macchinisti ed il regista si torcevano dal ridere. Quattro gradini, cinque gradini... Zanuk finalmente ebbe l'ombra di un sorriso. Sei gradini, sette gradini. Ava manda stride acute. Zanuk scoppia a ridere. Gregory continua. Otto, nove, dieci gradini. Scende il gigantesco scalone di marmo spagnolo eseguendo un valzer, girando, muggendo perché Darryl rida più forte, più forte ancora. Tanto da soffocare il suo dispiacere, da perdere in quel riso tutta la sua malinconia, tutta la sua tristezza. Giunto all'ultimo gradino, Ratoff stramazza al suolo. La sua faccia diventa livida, nei suoi occhi spalancati v'è una luce di terrore. Tutti si precipitano intorno a lui. Arriva un medico di corsa. Un infarto del miocardio! Disperato Zanuk cade in ginocchio accanto a lui. Ratoff, il suo grande amico, sta per morire. "Portiamolo in clinica - dice il dottore - forse resisterà fino a mezzanotte". Zanuk, accasciato, siede accanto alla tenda ad ossigeno dove Ratoff agonizza. E come accade sovente, è lui che apre il suo cuore e si confida. Gli fa la sua ultima confessione, quasi sperasse che Ratoff, dall'alto dei cieli, possa accomodare tutto. Gli dice che ama Juliette, che ha vent'anni più di lei, che forse è troppo ricco per lei, che lei si burla sempre di tutto e di tutti. "Gregory, è una pazzia che io mi ostini ad amarla. Juliette si burla di tutto e di tutti, rifiuta tutti i regali che le faccio, non mi ama affatto". Al mattino, malgrado i pronostici dei medici Ratoff lotta ancora contro la morte. Zanuk è sempre al suo capezzale, ma, spossato, ha finito con l'appisolarsi sulla seggiola. Allora, finalmente, arriva Juliette, emozionata, tremante di angoscia. "Mi avete fatto chiamare, Gregory?", balbetta. "Signorina - mormorano le labbra violacee di Ratoff - sono un uomo molto vecchio e sto per morire. E allora vorrei dirvi: Darryl è un essere meraviglioso, l'uomo migliore del mondo. E non è mai stato felice. Oggi, vi ama. Vi ama profondamente, perdutamente. Se vi piace, se provate un sentimento di simpatia e di stima per lui, sostituitemi al suo fianco quando io non sarò più là. Siate gentile. Fatelo sorridere, qualche volta... Ne ha tanto bisogno, credetemi... E lo merita più di ogni altra creatura". In quel momento, Zanuk si sveglia. Imbarazzato, stordito, come uno che si trovi improvvisamente disarmato di fronte ad un nemico cerca di rimettersi in ordine il colletto, la cravatta. Allora Juliette gli sorride dolcemente, lungamente, e Darryl capì che stava per vincere la battaglia.

Il buffo di tutto ciò è stato che Gregory Ratoff non è morto. I giorni passavano, i dottori assumevano sempre più un tono cattedratico e funereo intorno a lui. E un bel mattino, Ratoff ha strizzato l'occhio con aria maliziosa e d'intesa ad un dottore che lo spiava da un oblò dentro la camera ad ossigeno nella quale era chiuso. Il bravo Ratoff era riuscito a giocare un bello scherzo a tutti gli illustri scienziati. In poco tempo si rimise in piedi ed ora sta benone di nuovo. Da quel giorno esistono nel mondo tre persone che non si separano più: Juliette cammina nella vita tenendo per mano Darryl e Gregory. E quando per caso si vedono quei tre che discendono i Campi Elisi tenendosi a braccetto, o che vanno a spasso nella Thunderbird, o che volano su un bombardiere, si ha l'impressione di vedere l'amicizia, l'amore, e la tenerezza che si tengono per mano. "Ma che cos'ha questa Juliette perché Darryl Zanuk che ha conosciuto centinaia di donne l'ami a tale punto?", domanda la gente. E Gregory risponde: "Vedete? Darryl non aveva mai visto una ragazza così. Era abituato alle americane che sono piuttosto terribili... O alle "divoratrici di diamanti" come dice Zizi Jeanmaire nella sua famosa canzone, perché Darryl è spaventosamente ricco". Zanuk ha impiegato sei mesi per farle accettare, poco tempo fa, il suo primo regalo, l'unico: un paio di orecchini, due perle a goccia in fondo a due piccole catene di diamanti. Ma Juliette ha sempre paura di non essere amata abbastanza: di non essere amata come il giorno in cui a Bezières il pubblico l'accolse a fischi, come nei giorni della sua adolescenza quando i passanti si voltavano a guardarla con riprovazione perché saltava sopra le panchine, come il giorno delle sue nozze in cui tutti la criticarono perché si sposò senza cappello.

 

Articolo inserito il 10.8.2011

 

FINE SESTA PARTE (continua)

 

 

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