1958: Dieci anni di carriera

 

Biografia di Luciana Peverelli - SORRISI E CANZONI n.11 - 16 marzo 1958 - 7^ parte

 

Juliette Gréco dice con voce commossa: "Vorrei tanto che qualcuno mi amasse come ho sempre sognato. Forse quest'uomo sarà Darryl!". E perché non si dovrebbe amarla? E' generosissima: regala tutto quello che compera. Intorno a lei tutto scompare e i suoi vestiti creati da Dior, sono le amiche che li indossano. E' molto fiera ed orgogliosa: con il suo denaro si è comperata la meravigliosa automobile che si è offerta... il giorno del suo compleanno. E' lei che ha comperato il nuovo appartamento dove vive in rue de Verneuil. Un appartamento degno di una principessa, con soffitti alti sei metri, tendaggi color malva, enormi lampadari e una stanza da bagno tutta in piastrelle nere. Per andare dalle cantine di Saint Germain de Pres fino al suo lussuoso appartamento bisogna percorrere non più di cento metri. Juliette Gréco ha impiegato dieci anni a percorrerli, ma li ha percorsi da sola.

 

E' cambiata in questi dieci anni: ha cambiato il naso, il modo di camminare e di vestirsi: si è fatta tagliare i capelli un po' più corti, porta le scarpe e i mantelli di Christian Dior. Oggi non dice più sciocchezze: non affronta più la vita buttandosi a capofitto nelle cose, saluta gentilmente il pubblico quando la applaude. Quando è a casa, nelle sue brevi soste tra un viaggio e l'altro ricama della stoffa a piccolo punto per le poltrone: è anche diventata bravissima nel fare la marmellata per la sua piccola Lori. Se Lori ha la bronchite o semplicemente il raffreddore, Juliette perde la testa. Allora non c'è film o contratto che tengano. Deve stare seduta vicino alla sua bambina e spiarla minuto per minuto. Molte volte rifiuta inviti a cocktails o a importanti riunioni. Poi la si ritrova a casa, seduta accanto alla sua bambina, che guarda gli spettacoli della televisione, naturalmente quelli per ragazzi e si diverte moltissimo. Lori è una bambina molto moderna e disinvolta. Quando Juliette l'ha portata a Londra, dove si dava la prima del film La terra nuda ha sostenuto molto bene la sua parte di figlia della diva, e quando, al ritorno la nonna è andata a prenderla alla stazione, ha esclamato: "Sì, ci siamo divertite abbastanza. Ma c'era troppa nebbia e troppa confusione intorno alla mamma". E quando si è ritrovata nel salone laccato di rosso, dove le tavole sono basse, le giade rosa, i piatti di china bianchi, ha esclamato: "Ah, mammina, come si sta bene a casa nostra!". La nonna ha sospirato: "Non esistono più bambini, ai nostri tempi. Laurence Marie è più precoce di te, Juliette". La penultima volta che Juliette era stata a Londra non aveva potuto portare né LaurenceCrocodile. La prima perché era a letto dopo un'indigestione e Crocodile, la piccola levriera, perché le autorità inglesi, per colpa della febbre asiatica non le davano il permesso di entrare. Allora Juliette, che non può restar sola, si era comprata due topolini, uno bianco e uno color "visone" che vivevano con lei nella camera del Savoy. E alle cameriere che la guardavano esterrefatte rispondeva candidamente: "Mi dispiace: ma non posso vivere senza animali intorno a me. E' la mia grande superstizione". Un'altra sua superstizione è la cifra 13. In generale cerca sempre di iniziare una tournée o un ciclo di rappresentazioni il giorno 13.

 

Christian Dior le voleva molto bene, e quando Juliette ha appreso della sua morte, in silenzio, senza piangere, è andata ad aprire una scatola bianca nella quale erra conservato l'abitino di battesimo che che Dior aveva confezionato per la sua piccola. "Ho perduto un grande amico", ha detto con tristezza. Il tempo ora la sospinge e non le dà tregua: l'Olympia a Parigi, la stagione di Bruxelles, poi il Giappone ed a New York in aprile, in maggio in Canada. Ma sempre l'oasi della Terra è per lei rappresentata dalla sua casa, dalla camera azzurra e bianca di Lorena, dove la moquette è tutta azzurra, dove le tappezzerie sono coperte di azzurro a grandi fiori bianchi, dal salotto tiepido, dove, seduta di fronte al caminetto sfoglia grossi volumi di archeologia e di arte antica e moderna. Un grande pianoforte troneggia in mezzo al salone ed è il più grande amico di Juliette.

 

Juliette Gréco registra le sue canzoni sul magnetofono. Vi passa ore ed ore, ascoltando e studiando se stessa: non crede alle improvvisazioni e per ogni canzone si sottopone ad un lungo periodo di preparazione, in cui ogni frase, ogni parola è studiata. Come potrà lasciare questo suo regno, per uno anche più splendido che Darryl potrà darle? Nel suo appartamento lei gira a piedi nudi, con i capelli sciolti, un po' di rosso soltanto sulle labbra, e si sente la regina della sua casa e della sua vita. Che cosa farà di lei Darryl Zanuck, che cosa farà di questa ragazza così semplice che, come dicono i francesi "non cerca mezzogiorno alle due", di questa donna rimasta così giovane e viva che ama tutto ciò che è giovane e vivo: i gatti, il sole, i bambini? Lei adora tutto ciò che è bello: è terribilmente sensibile e non lo nasconde. Ama anche la bontà, ma la bontà discreta, e il talento sotto tutte le forme. Crede alla fortuna, ma sa che bisogna sapersi imporre e che la volontà vale più della fortuna. "Coloro che hanno qualcosa da dire, lo dicano: non importa come, non importa quando!". Questo è il suo concetto del "coraggio artistico". Tutto quello che non ha ancora fatto, vuol farlo. Ma non sogna una vita ideale diversa da quella che ha, da quella che le è stata data, e da quella che si è presa. Lucida e calma, esigente e generosa, più franca di quello che si dovrebbe essere, Juliette non è forse nata per una felicità calma e tranquilla. Potrà darle la felicità Darryl Zanuck? Juliette non ha ancora deciso se lo sposerà.

 

Pochi giorni fa un amico l'ha scoperta mentre, sdraiata sul suo divano di leopardo, telefonava a Darryl. Gli diceva cose dolci e meravigliose. Poi, ha esclamato ridendo: "L'uomo ha bisogno di essere adulato". Ha riattaccato l'apparecchio telefonico che è un legame permanente con i suoi amici (e lo strumento favorito degli importuni, anche), quella piccola bestiola di materia plastica che le ha rivelato le piccole menzogne di Philippe Lemaire, l'ultimo messaggio di Roland Alexandre, gli slanci appassionati di Sacha Distel, i commossi e profondi discorsi di Eddie Constantine. Ogni volta, si lascia prendere al laccio nero che si annuncia con uno squillo del telefono: ogni volta si libera di quelli che hanno più bisogno di lei, di quanto abbia bisogno lei degli altri. "Se non gli si dice e non gli si ripete che è un dio, l'uomo si avvilisce. - ha riso Juliette - Perché non dargli di tanto in tanto questa illusione, questa gioia?". E Darryl Zanuck l'adora. Darryl che era un timido, un introverso, si sente particolarmente bene con lei, perché Juliette possiede l'arte di metter a suo agio chiunque la frequenti anche la prima volta. I suoi gesti e le sue parole fanno nascere in chiunque l'ascolti quella specie di incantato stupore e insieme di confidenza che accompagna tutte le manifestazioni della bellezza, quando è rara. "Juliette è un'opera d'arte", dice Zanuck. E, come tutte le opere d'arte è nata (in un terreno favorevole) dal fervore, dalla volontà, dal sacrificio, dallo sforzo costante. La sua voce esprime la decisione tranquilla di coloro che sempre hanno pagato di persona, qualunque fosse il prezzo. La sua vita è tutto un seguito di "scelte difficili". Ha soltanto trent'anni e ha sette persone a suo carico. Occupa un appartamento in cui si ritrovano tutti i segni dell'eleganza, dell'austerità, dell'indipendenza, dello spirito, della voluttà. Dieci anni fa non aveva appartamenti, ma tutti questi segni erano già in lei. Per questo la si definì e la si chiamò con un solo nome, come si fa con i grandi: GRECO.

 

Articolo inserito il 30.11.2011

 

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